Cronache di un paese senza arte

Tutto è cominciato, o per meglio dire, finito, con la riforma scolastica promossa da Maria Stella Gelmini nel 2010: prima di essa, l’insegnamento della Storia dell’Arte era quinquennale in tutti i licei, negli istituti tecnici e in quelli professionali. Da questi ultimi è stato completamente cancellato, fortemente ridotto negli istituti tecnici, mentre le ore di sperimentazione nei licei classici, che avrebbero permesso di insegnare Arte anche al ginnasio, sono state tagliate. Ciò comporta che più della metà degli studenti italiani conferisca il diploma senza sapere chi sono Giotto, Michelangelo o Leonardo da Vinci. Nemmeno gli studenti degli istituti per i servizi alberghieri né quelli iscritti ai professionali ad indirizzo turistico hanno nozioni in materia: come possono far conoscere il patrimonio artistico italiano a chi ogni anno viene a visitare il nostro Paese?

Nel 2013, il governo Letta ha presentato un decreto scuola, denominato “L’istruzione riparte”, con il quale però non è stato modificato nulla a questo proposito.All’inizio di quest’anno, poi, è stata la volta delle voci insistenti su una probabile abolizione della Storia dell’Arte da tutte le scuole superiori, come se a niente fosse servita la petizione virale #salvArte, firmata da migliaia di cittadini. Subito è arrivata la smentita del ex-ministro dell’Istruzione Carrozza, affidata ad un tweet datato 5 febbraio: «Non ho tolto io l’insegnamento di storia dell’arte e sto lavorando per inserire di nuovo ore di storia dell’arte con un programma ad hoc». Anche in questo caso, nulla di concreto. E pensare che nelle graduatorie nazionali ci sono più di duemila precari per la sola cattedra di arte, quasi seimila che possono insegnare arte e disegno. Lo scorso 28 maggio il ministro dei Beni culturali Franceschini e quello dell’Istruzione, Stefania Giannini, hanno firmato un protocollo d’intesa, per sottolineare come tra i due ministeri ci sia un impegno comune nel valorizzare o, dove è stata tolta, reintrodurre la Storia dell’Arte nelle scuole. Tuttavia, questa promessa potrà essere attuata solo per l’anno scolastico 2015-16, poiché le misure per l’anno prossimo sono già state decise, ed è ovviamente legata al destino di questo esecutivo. Non ci sono ancora indicazioni sul modo in cui si troverà la copertura finanziaria per cambiare i quadri orari delle scuole, ma questa sembra essere una costante nei programmi stabiliti dal governo Renzi. Ci auguriamo solo che le nuove generazioni possano uscire da quest’analfabetismo culturale e figurativo che caratterizza anche la nostra classe dirigente, attraverso lo studio di quella «storia dell’arte che ogni italiano dovrebbe imparar da bambino come una lingua viva, se vuole aver coscienza intera della propria nazione», per usare le parole di un novellino: Roberto Longhi.

Elena Ferrato