Piacere, David Parenzo. Professione? Zanzara
Quasi ogni giorno, dalle 18.30 in poi, la radio di Confindustria-il Sole 24 Ore, diventa irriconoscibile. E anzi, dopo il Focus Economia in cui a fare da padroni sono i grandi temi d’attualità, «La Zanzara» stride ancora di più. Il programma nasce nel 2005, quando Giancarlo Santalmassi chiede all’attuale conduttore Giuseppe Cruciani di realizzare un programma radiofonico. Da lì avrà tante facce e identità, e sarà condotto anche da Luca Telese e Corrado Formigli. Il nome stesso non è casuale: è tratto infatti dall’omonimo giornale studentesco del liceo Parini di Milano, che nel 1966 fu processato per stampa oscena.
David Parenzo, che abbiamo intervistato, è alla Zanzara solo dal 2010, anche se oggi la coppia che forma con Cruciani sembra inscindibile.
Iniziamo con una domanda «facile»: che cos’è la Zanzara?
Difficile dare un’etichetta al programma. Quelli colti direbbero che si tratta di «infotainment» (informazione più spettacolo, ndr). Strizza l’occhio ai grandi programmi italiani, come «Alto Gradimento», il programma degli anni ’70 e ’80 di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Appartiene però anche alla tradizione di programmi radiofonici in stile americano, programmi un po’ politicamente scorretti. Contiene in sostanza informazione, ma anche grande intrattenimento, e cerca di mischiare i due generi.
Come è avvenuto il suo ingresso a «La Zanzara»?
Per puro caso. All’epoca io collaboravo con Luca Telese a Tetris, ed ero nella giuria del programma. Una sera tra i giudici c’era anche Cruciani, che al tempo era il conduttore unico della Zanzara. Dopo la trasmissione siamo andati a cena e abbiamo iniziato a chiacchierare, a cazzeggiare su imitazioni e quant’altro. A un certo punto lui mi dice: bene, allora queste cose che mi stai dicendo adesso me le vieni a dire in radio. E io si vabbè figurati, ci scambiamo i numeri e finisce lì. Il giorno dopo ricevo una chiamata, che non mi aspettavo assolutamente, e da lì inizia la nostra collaborazione al programma.
Nel corso degli anni il programma si è conquistato tanti premi, ma il «Premiolino», ricevuto nel 2013, è forse quello più importante. Cosa pensa a riguardo?
Inutile dire che ricevere un premio è sempre bello, e comunque sempre meglio di ricevere un calcio in faccia no? Ma questo in particolar modo. Anzitutto è un premio prestigioso, ma c’è di più. Hanno capito lo spirito garibaldino di questo format, cosa dimostrata anche dalla motivazione scritta che hanno addotto alla consegna del premio, che ci è piaciuta molto. Si tratta di un grande traguardo.
Qual è la differenza maggiore tra lei e Cruciani?
Siamo opposti. Carattere, informazione, approccio alle cose. Io credo che oggi il politicamente corretto è rappresentato più da lui che non da me. Il sentire comune infatti oggi gira intorno alle cose che lui cavalca con il suo modo di fare. Queste cose, che una volta le persone si vergognavano di dire, oggi sono diventate normali. Essere politicamente scorretti oggi significa per esempio dire che il populismo può essere una malattia molto pericolosa per l’Italia. Dunque, oggi casomai è Cruciani a essere politicamente corretto, perché lui esprime il sentire comune, che sta dalla sua parte. Come negli Stati Uniti, dove le cose che una volta dicevano i predicatori dell’America profonda oggi vengono dette da Donald Trump, cioè da uno che vuole guidare la maggiore potenza mondiale. Ergo, io sono politicamente scorretto, loro sono luogo comune.
E il vostro rapporto con il grottesco?
Ah, il termine grottesco mi piace molto, come anche paradosso e iperbole. Le persone che ci chiamano sono tutti mostri nel senso teatrale del termine, sono tutti personaggi realmente esistiti, mica li abbiamo inventati noi. Il fatto è che forse, purtroppo, li abbiamo attratti. Le persone quando ci chiamano si sentono autorizzate a dare il peggio di sé. Quindi la Zanzara fa uscire la pancia, anzi come dico io, fa la colonscopia all’Italia.
Pensa che il successo della Zanzara sia legato anche al fatto che sia un programma radiofonico?
Assolutamente sì. Le cose dette alla Zanzara esistono nel momento in cui vengono dette, e basta. Un po’ come la differenza tra carta stampata e tv, perché la parolaccia scritta è d’impatto, quella detta in tv lo è relativamente. Sicuramente la radio ti consente delle cose che la tv non ti permette. Credo comunque che anche noi abbiamo ogni tanto qualche eccesso, per esempio le cose di sesso non mi trovano d’accordo, non perché io sia puritano e bigotto, perché magari anch’io con gli amici ho un linguaggio da caserma, ma semplicemente distinguo i vari contesti.
Vi piace la vostra cornice? O passerete a Radio Deejay?
No, no, rimaniamo a Radio 24, anche perché è anche il contesto in cui ci troviamo a fare del nostro programma quello che è. Mi spiego. Se tu entri a Buckingham Palace con i pantaloncini corti e le dita nel naso è ovvio che ti notano, ti canzonano, si prendono gioco di te. Ma non ti cacciano, perché alla fine in fondo li fai ridere. Siamo maleducati in un posto ben educato. Questo conta eccome.