Def: ancora tante questioni irrisolte
Dopo ieri le idee sulle mosse del Governo potrebbero essersi chiarite, diradando almeno un po’ della nebbia che aleggia nelle nostre menti a causa del protrarsi per mesi delle questioni.
Il Documento di economia e finanza, chiamato comunemente Def, è stato approvato dopo una riunione durata mezz’ora che ha confermato il programma di governo, anche dopo che un lungo vertice ne aveva visto vacillare alcuni aspetti. Da ciò che emerge sembrerebbe che non vi siano molti colpi di scena.
L’obiettivo è sempre quello di aumentare la crescita, allineandosi più possibile alla media europea e diminuire il rapporto tra il debito e il Pil.
Da ciò che emerge, nel 2018 il Pil ha raggiunto il valore di +0.9, ma a causa degli accadimenti recenti sia interni al nostro paese, sia relativi a fattori esterni imputabili a cause di forza maggiore, è stato annunciato che nel 2019 la crescita è stimata a un valore di +0.1%.
Invece, per quanto riguarda il deficit, esso sale a 2.4% e, sebbene per quest’anno il valore rientri nei limiti del patto di stabilità, per gli anni successivi si avrà un deficit pari all’1.5% nel corso del 2022.
Ciò sta a significare che il deficit strutturale, ovvero il valore che identifica il debito effettivo dello stato al netto delle misure temporanee, scenderà sino all’1.6% già nel corso di quest’anno, mentre raggiungerà il valore di 0.8% nel 2022.
La manovra dovrebbe incentivare gli investimenti privati, reintrodurre il super ammortamento, ovvero un agevolazione fiscale per i liberi professionisti, e l’istituzione di due fondi di garanzia, uno per la prima casa e l’altro per le medie imprese.
Inoltre secondo il governo, la crescita del Pil sarà possibile anche grazie agli incentivi stanziati per la rigenerazione urbana, che potranno lavorare in concomitanza con il dl sblocca-cantieri.
Secondo le stime, per l’anno corrente il debito raggiungerà il valore di 132.6% , e scenderà a 131.3% nel 2020, al 130.2% nel 2021 e sino al 128.9% nel 2022.
Tuttavia, il problema più grande risulta essere quello di scongiurare un possibile rialzo dell’Iva. Secondo il governo non vi è possibilità di incappare in un tale inconveniente, ma il ministero dell’Economia ritiene che per garantire la riforma del fisco sia necessario tagliare le spese.
Infatti, oltre al taglio delle tasse, che richiede un costo pari a circa 14 miliardi, occorre assicurarsi che queste non aumentino negli anni a venire. Le clausole di salvaguardia settate per il prossimo anno non facilitano le cose.
Infatti, se l’esecutivo non troverà i 23 miliardi di clausole di salvaguardia, ovvero il «debito» da colmare accantonato per poter svolgere le manovre decise dal governo, sarà necessario alzare l’Iva.
Come fare tutto ciò rimane ancora nebuloso, sebbene il Governo assicuri non vi sia alcun problema.
Inoltre vi è un’altra questione che preoccupa i cittadini: il rimborso ai truffati delle banche. Il decreto che dovrebbe provvedervi è slittato.
La vicenda, che si dice essere in procinto di risoluzione da parte del governo, non risulta essere semplice.
Il governo sembra essere diviso in due anime: la prima delineata dal ministro Tria che, sebbene sia intenzionato a scrivere il decreto, assieme all’UE propende per un risarcimento diversificato a «doppio binario»; l’altra rappresentata da Di Maio e Salvini, i quali optano per un rimborso tout court.
Quindi, nonostante il Def spazzi via alcuni dubbi e dichiari varie previsioni, le domande che rimangono ancora molte. Per questo saremo qui tutti in attesa di poter vedere gli ulteriori sviluppi, nella speranza di poter conoscere il finale della storia.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.