Libera informazione: Dina Lauricella,la freelance ex Santoro
Dina Lauricella, lei è una videogiornalista freelance: come si svolge il suo lavoro?
In realtà negli ultimi otto anni ho lavorato fissa con Michele Santoro, dal 2011 per il talk show Servizio Pubblico. Oggi ho voglia di sperimentare, di fare esperienze anche fuori dal talk. L’amore per il reportage è una malattia.
C’è anche il desiderio di lavorare all’estero?
Magari. Fino ad oggi ho avuto poche occasioni, in compenso ho avuto la fortuna di poter affrontare spesso temi di mafia e l’ho fatto con grande interesse perché è un fenomeno che ci riguarda tutti e tutto il Paese. Però sì, c’è un mondo in fermento intorno a noi e mi piacerebbe raccontarlo.
Ormai i talk show proliferano su tutte le reti e danno l’impressione di affrontare tutti gli stessi argomenti. C’è una crisi di questi programmi?
È salita troppo l’offerta e molti si scopiazzano. Poi, diciamoci la verità, sarà che non siamo in un periodo di splendore culturale, ma scarseggiano anche i personaggi. Quelli con la P maiuscola.
Noi della Voce siamo quasi tutti veneti e nella nostra regione i programmi di Santoro sono spesso stati accusati, sia da destra che da sinistra, di raccontare la nostra realtà con tanti pregiudizi. Lei che è parte in causa cosa ne pensa?
In realtà Santoro è stato il primo a raccontare il Veneto e anche la Lega, quando ancora non era rappresentata in parlamento. Al contrario, capita spesso che da giornalista si subisca il pregiudizio di chi si va a raccontare. I veneti temono di venir descritti come «ubriaconi» , i siciliani come «mafiosi» e così via.
Come siamo messi in Italia quanto a libertà di stampa?
Beh ci sono le classifiche (l’Italia nel 2014 era al 73° posto in quella mondiale, ndr) a testimoniare come da noi sia difficile praticare la libertà di stampa. Io mi sento una privilegiata, l’unica volta che ho toccato con mano il tabù di certi temi è stato con il libro che ho scritto con l’avvocato Di Gregorio (Dalla parte sbagliata, edizioni Castelvecchi). Nonostante l’interesse di diverse case editrici rischiava di non essere pubblicato, perché poco digeribile da una certa antimafia. Un tema, quello dell’Antimafia, che a mio avviso meriterebbe di essere approfondito. Basti vedere come è stata trattata ultimamente la vicenda della lista degli impresentabili redatta dalla commissione antimafia presieduta dall’onorevole Bindi. O che spazi di approfondimento ha avuto, oltre la mera cronaca giudiziaria, l’incredibile arresto il flagranza di reato del Presidente della Camera di Commercio di Palermo, Roberto Helg. Un manager che si era costruito un’immagine di paladino della lotta alla corruzione e al racket, beccato con la mazzetta in mano?
A tal proposito l’attuale situazione del Paese viene descritta in modo realistico o c’è dell’enfasi su questa supposta uscita dalla crisi?
È sempre successo che certa stampa abbia simpatia per certi personaggi, capita adesso per Renzi, ma con Berlusconi fu uguale. Sui media vengono raccontate delle cose, ma io vado nei posti, incontro le persone, conosco le loro storie e vedo che il Paese è alla deriva.
Delle polemiche sull’immigrazione cosa pensa?
Che mi fa ridere Maroni che quand’era ministro degli Interni imponeva ai sindaci di accogliere gli immigrati, mentre adesso da presidente di regione fa il contrario. Quelle attuali sono polemiche da parte di presidenti di regioni che hanno beneficiato di manodopera straniera, polemiche che usano degli esseri umani a fini elettorali. Umiliante per un’intelligenza media.
L’Europa cosa dovrebbe fare?
Gli altri stati europei dovrebbero essere più aperti e dovrebbero capire che l’Italia ha un problema geografico, ma non per questo può farsi carico di tutti e che la Sicilia fa già il suo dovere. La crisi va affrontata a livello europeo e vanno fatti degli accordi con i paesi da cui scappa questa gente. Di certo non si spara e non si affoga, la realtà è ben altra e va affrontata in modo serio, ricordando che se due volte l’anno fanno notizia le centinaia di morti delle barche che affondano, tutti i giorni qualcuno muore nel canale di Sicilia senza che nessuno lo sappia. Il fenomeno è continuo, con ondate facilmente prevedibili.
Lo scandalo di «Roma capitale» ha nuovamente sollevato il velo sul peggiore dei mali italiani: la corruzione.
Quello della corruzione sarebbe il primo capitolo da affrontare per risollevare l’Italia. Servono leggi serie, severe, sicure, che non facciano sconti a nessuno. A Roma si è scoperchiata una situazione pregressa, di cui Marino sembra non avere responsabilità penali. Ciò non toglie che da amministratore delle responsabilità le ha e di queste deve farsi carico. Una lotta seria alla corruzione è l’unica speranza per salvare il Paese.
Bella intervista, sempre puntuale Zigulì. Maroni è sempre di più la caricatura di se stesso!