Lettere dal Guatemala: la «repubblica» di Pérez Molina
Dalla nostra corrispondente Città del Guatemala
Finora ho sempre scritto della mia esperienza nel Centro di Padre Ottorino esaminando la realtà delle famiglie più povere di questo Paese, senza però soffermarmi in modo specifico sul quadro generale di questo Stato.
Il 25 di aprile a Ciudad de Guatemala Zona 1 c’è stata una manifestazione, per lo più creata da studenti universitari ma con la partecipazione di molti altri cittadini (una stima di 10.000 persone, cosa che non accadeva da 30 anni), contro il Governo attuale diretto da Otto Pèrez Molina.
Lo Stato del Guatemala è una Repubblica presidenziale. Detto questo, di fatto questo Stato non ha nulla a che fare con una Repubblica, ma è più simile a una dittatura.
La corruzione, il narcotraffico, la violenza sul popolo fanno solo pensare a un capo di stato che esercita il suo potere unilateralmente senza (almeno non in modo effettivo) tener conto del pensiero della popolazione e della loro situazione attuale. Certo chi vota è il popolo, come in ogni repubblica, ma se scaviamo a fondo scopriamo che le persone vengono minacciate dai membri del partito perché votino solo per loro, altrimenti… beh possiamo immaginare cosa potrebbe succedere.
Suona familiare vero? L’Italia come sappiamo ha avuto molti problemi a riguardo e li sta affrontando ancora adesso: la mafia, la corruzione politica, o cose come la violenza nelle manifestazioni come nel ’68 e ancora nell’80.
Non serve sapere molto di più per capire che viviamo in un mondo capeggiato da ricchi che pensano solo al loro beneficio lasciando il popolo alla sua povertà.
Certo in confronto l’ Italia è il paradiso per i guatemaltechi.
Qui la povertà la si vede e la si respira ad ogni passo, povertà anche mentale dato che lo Stato fa veramente poco per istruire i propri cittadini perché è molto più facile gestire un branco di ignoranti! Infatti su questo fanno leva molti politici, come corrompere i poveretti che non hanno nulla donandogli borse di cibo e 300 quetzales (equivalenti a circa 30 euro) che dovranno poi iscriversi al partito non avendo la minima idea di cosa questo comporti.
Perciò mi domando come si possa cambiare questa situazione, perché tutto parte dalla presa di coscienza del popolo, ma se questo è interessato solo alla propria sopravvivenza, come li si può biasimare? Come convincere persone che non hanno mai studiato, che non sanno leggere e scrivere, che vivono in modo passivo, togliendosi la propria dignità e i propri diritti come persone «solo» per vivere un giorno in più, quando potrebbero, invece, ribaltare il sistema unendosi e ribellarsi e vivere in modo più umano?
Un circolo vizioso decisamente, poiché nel momento in cui un partito offre denaro al popolo (anche solo per ottenere voti) se quest’ultimo è sempre stato povero fisicamente ma anche mentalmente come potrà utilizzare nel migliore dei modi il denaro ottenuto? Non può perché non lo sa fare, non gli è stato insegnato. Ecco la ragione per cui i partiti politici traggono vantaggio da questo: il denaro che loro offrono gli tornerà indietro in un attimo.
Come si può fermare tutto questo?
Certo sono stati fatti passi avanti negli ultimi anni rispetto a manifestazioni e ribellioni sociali, le persone cominciano a capire di avere una propria testa, ma non basta.
Serve di più, non vorrei essere troppo radicale, ma una Rivoluzione seria potrebbe essere la risposta.
Ilaria Bedin
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