Dieci cose che (forse) non sai su Don Chisciotte e Cervantes
Vi sono dei capolavori della letteratura che trascendono il tempo e l’epoca in cui sono stati scritti per entrare nell’immaginario collettivo con i loro iconici personaggi. Uno di questi è senza dubbio il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra, romanzo pubblicato in due volumi tra il 1605 e il 1615. Se le avventure dell’hidalgo spagnolo e del goffo Sancho Panza contro i mulini a vento sono note ai più, ci sono curiosità sul libro e sull’autore che forse non si conoscono diffusamente.
La prima edizione del Don Chisciotte venne distribuita in appena 1200-1500 copie. Tuttavia, dopo una partenza in sordina, quello che si considera oggi il primo romanzo del mondo moderno divenne best-seller: si stimano che in oltre quattrocento anni ne siano state vendute tra i 400 e i 500 milioni di copie. Il primo esemplare del romanzo tradotto in inglese venne venduto all’asta da Sotheby’s nel 1980, per poi essere rivenduto nove anni dopo alla modica cifra di un milione e mezzo di dollari.
Molti esperti concordano sul fatto che Cervantes non abbia mai descritto Sancho Panza, fido compagno di Don Chisciotte, come cicciotto. Come spiega José Manuel Lucia Megias, dell’Asociaciòn de Cervantistas, nel manoscritto originale arabo del Don Chisciotte, che Cervantes dichiara (falsamente, per creare un inganno letterario) di aver ritrovato e tradotto, Sancho Zancas (nome originale di Sancho Panza) che era caratterizzato più dalle lunghe gambe (zancas) che dalle rotondità del ventre.
Don Chisciotte è il primo libro più tradotto della storia della letteratura spagnola e il secondo più tradotto al mondo: prima di lui, solo la Bibbia. Tra le 140 lingue in cui è stato tradotto, spuntano l’esperanto e lo spanglish, idioma nato dalla fusione di inglese e spagnolo parlato dagli immigrati sudamericani negli Stati Uniti.
Cervantes iniziò a scrivere il Don Chisciotte mentre era prigioniero nel carcere di Siviglia. Lavorando come esattore delle tasse (per pagarsi l’attività di scrittore) venne accusato per due volte, nel 1597 e nel 1602, di peculato ai danni dell’autorità pubblica: l’ammanco, si scoprì poi, non era colpa dello scrittore, ma era frutto di un errore dei suoi aiutanti.
Dopo il successo del primo libro, Cervantes non si curò di scriverne il seguito, come lui stesso aveva promesso di fare. Qualcuno più furbo (e disonesto) di lui ne approfittò: Alonso Fernandez de Avellaneda, scrittore di cui ancora oggi si disconosce la vera identità, firmò e pubblicò nel 1614 il cosiddetto Don Chisciotte apocrifo. L’autore dichiarò candidamente che si trattava di un falso: «Si permette la stampa di tante Celestine, ben si può permettere che vadano per i campi altri Don Chisciotte e Sancho». Se non altro, questa pubblicazione ebbe il merito di risvegliare la scrittura di Cervantes, che si mise finalmente all’opera per produrre il secondo romanzo e lo pubblicò l’anno successivo.
La figura di Don Chisciotte è ispirata, secondo alcuni esperti non solo fisicamente ma anche caratterialmente, allo zio della moglie di Cervantes, Alonso de Quesada y Salazar. Cervantes gioca con la confusione dei nomi del protagonista, chiamandolo alternativamente Quijada, Quesada e, nella seconda parte del romanzo, Alonso Quijano.
Fedor Dostooevskij ha elogiato più volte l’opera dello scrittore spagnolo. In una lettera contenuta nella sua raccolta Diario di uno scrittore, Dostoevskij afferma: «In tutto il mondo non c’è opera di finzione più profonda e forte di essa. Finora rappresenta la suprema e massima espressione di pensiero umano, la più amara ironia che possa formulare l’uomo».
Nel corso della sua vita avventurosa, Cervantes si guadagnò anche il soprannome poco lusinghiero di monco di Lepanto. Questo epiteto gli deriva da una storia ( parzialmente falsa) secondo la quale lo scrittore avrebbe perso la mano sinistra combattendo nella battaglia di Lepanto del 1571. Se è infatti vero che venne ferito gravemente, la mano non gli venne mai amputata, ma rimase per sempre inutilizzabile a causa della rottura di un nervo.
Non solo esattore delle tasse, soldato e scrittore: Cervantes fu anche schiavo ad Algeri, dove venne imprigionato insieme al fratello Rodrigo dai corsari bareschi, dal 1575 al 1580. Questa esperienza lo segnò molto, e lasciò tracce anche nella sua scrittura: in un passo del Don Chisciotte, l’hidalgo e il suo scudiero decidono infatti di liberare un gruppo di schiavi.
Nel 2015 Cervantes è diventato una stella e non solo in senso figurato: la Società Spagnola di Astronomia ha infatti chiamato Cervantes la stessa area e Dulcinea, Rocinante, Sancho e Quijote i pianeti che le orbitano attorno.