Differenze d’infanzia
Sento molti miei coetanei che si lamentano di essere cresciuti a tartarughe ninja, mentre adesso c’è Peppa Pig e cose così, ma in fondo questa nostalgia (più che comprensibile) non aiuta. Pensate questo, gente, quand’ero adolescente io, fino a ieri, c’era Twilight e prima ancora Tre metri sopra il cielo, e se non ti piacevano eri emarginata.
Il primo libro della saga di Twilight era piaciuto anche a me, c’era un binomio amore e morte che prometteva bene, ma poi la protagonista ha passato un intero libro a non fare niente o a fare cose molto stupide, solo per essere stata mollata, e la cosa ha perso di attrattiva. Adesso c’è Hunger Games, non proprio una trama leggera, chiaramente copiata da molta letteratura e cinematografia precedente. Tuttavia, ammettiamolo: se nulla fosse copiato, non avremmo nemmeno un alfabeto per scrivere. Penso che la saga, finalmente, renda giustizia ai personaggi femminili, la storia finisce per essere fatta dalle donne; l’eroina prende le decisioni, ha carattere e nonostante tutto quello a cui è costretta non si abbatte mai e il suo compagno la protegge, senza dominarla, si proteggono a vicenda, come dovrebbe essere. L’atmosfera è inquietante perché i tempi lo sono, non possiamo più pensare che la nostra pace «di carta» duri per sempre. Si è appena conclusa la giornata internazionale dell’Infanzia, promossa dall’Unicef: come era prevedibile, il problema principale dei minori non è il troppo accesso a Peppa Pig (e neanche i comunisti voraci), ma il mancato accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici. Due miliardi e mezzo di minori non hanno le condizioni sanitarie che noi diamo per scontate, alcuni di loro moriranno ancora prima di uscire dalla fascia di età di Peppa Pig, per non parlare delle spose-bambine, no, non Bella Swann, vere spose bambine, che rischiano la morte la prima notte di nozze. E poi mi sono ricordata di Iqbal, il simbolo dei bambini lavoratori, che – sotto gli occhi dei compratori stranieri – squarcia la tela su cui stava lavorando. Sfruttato peggio di un animale per pagare un debito di ventisei dollari.
Pensateci quando il vostro pargolo piange perché non ha l’iPhone 6.
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.