Un libro per ridare ai migranti la dignità
I migranti
Youssouf Amine Elalamy
il canneto editore — 2015 — 12 euro
«Una delle caratteristiche dell’uomo è dimenticare di essere mortale. Una delle caratteristiche della morte è ricordarglielo». Elalamy, intellettuale marocchino che insegna all’Università di Kenitra, è l’autore di questo testo «poetico» in cui vengono tracciati i ritratti di 13 vittime immaginarie della tragedia che si ripete quotidianamente sulle nostre coste. Un dramma che, divenuto ormai emblematico di un’epoca, rende concrete le storie di questi migranti che non ce l’hanno fatta. La «concretezza» è appunto quello che viene a mancare quando la tragedia diventa cronaca e da lì diviene consuetudine: restituire a queste persone la dignità umana e uno spessore esistenziale consente di percepire meglio, senza l’anestetica abitudine, la portata di un evento come quello dell’immigrazione. Premiato nel 2001 con il «Grand Atlas Prize» e nel 2010 con «Le plaisir de lire, Premio mediterraneo», I migranti è un’opera di estrema importanza, che ci consente di dare un nome e un cognome (pur fittizi) a quei corpi che, stesi in fila sulla battigia, da troppi anni ormai affollano i telegiornali, finché non smettono addirittura di essere una notizia, finché — per rifarsi al classico esempio delle scuole di giornalismo — da «padrone che morde il cane» divengono «cane che morde il padrone», finché insomma non vengono percepiti come tragica normalità. Ma ogni morto è diverso da quello che l’ha preceduto e da quello che purtroppo lo seguirà, e dargli un’identità significa ricordarci che a morire sono persone sempre diverse, con una storia e un passato differenti, e che quindi le vittime non sono «dei migranti», bensì Ayub, Omar, Shama e gli altri.
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