Le «dimenticanze» di Orfini sullo scandalo Consip
Ieri Matteo Orfini, in diretta sulla pagina Facebook del Partito Democratico, se l’è presa con MdP, che con una mozione ha chiesto la testa del ministro Luca Lotti per lo scandalo Consip. Si tratterebbe, secondo il presidente del Pd, di un «attacco politico», di una forza che fa parte della maggioranza di governo: MdP usa questa vicenda «per cercare di mettere in crisi la maggioranza».
Orfini premette che «l’inchiesta deve andare avanti» ma definisce «eversione» il comportamento del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato per falso, che attribuisce ad Alfredo Romeo alcune frasi dette da Italo Bocchino a Tiziano Renzi. Lo stupore di Orfini è tutto qui: «Le mozioni parlamentari vengono fatte su altro e non su questo».
Il presidente del Pd fra le sue considerazioni in merito alla faccenda Consip però dimentica qualche piccolo particolare che proviamo a ricordargli: 1. Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento, non c’entra assolutamente nulla con le intercettazioni per cui Scafarto è indagato per falso; 2. ogni parlamentare deve decidere singolarmente o comunque in coro con il gruppo a cui appartiene quali mozioni presentare e come votare, quindi se i parlamentari di MdP intendono cercare di far revocare le deleghe di Lotti sono semplicemente affar loro. Il fine, ossia la sopravvivenza del governo Gentiloni, non giustifica assolutamente i mezzi, se questi vogliono dire stare proni di fronte al volere altrui e far tacere così la propria coscienza.
Poteva dire anche questo, Matteo Orfini ieri, ma non l’ha detto.
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