«Il diritto del Duce»: saggi a cura di Luigi Lacchè

Il diritto del duce. Giustizia e repressione nell’Italia fascista
a cura di Luigi Lacchè
Donzelli editore ­– 2015 – 30 euro

4c2413fe454a3b928864894f05ac96bf_w250_h_mw_mh_cs_cx_cyIl diritto del duce è una raccolta di saggi scritti da diversi ricercatori e studiosi di diverse università italiane, ma anche tedesche e inglesi; scopo del volume è analizzare i diversi aspetti in cui, sotto il regime fascista, la giustizia, intesa come un insieme di leggi e istituzioni, è stata chiamata da un lato a istituzionalizzare il regime, a generare consenso, a veicolare ideologie, dall’altro a prevenire e a reprimere ogni forma di dissenso, finendo per assumere una «valenza costituzionale», in una sapiente combinazione tra violenza e legittimità dello Stato.

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Il curatore, Luigi Lacché

La legislazione fascista era infatti centrata su un elemento che aveva la priorità assoluta anche sulla libertà e sul diritto del singolo: la sicurezza dello Stato, presentato come un individuo, dotato di personalità e titolare di diritti. Già all’inizio del Novecento il principio dell’ordine prevaleva su quello della libertà individuale, in particolare nella considerazione dello sciopero, ritenuto un fenomeno patologico; ma negli anni del fascismo si è assistito a una vera e propria distruzione dello stato di diritto, con l’introduzione di leggi che giudicavano come reato qualsiasi espressione, pubblica o privata, di dissenso nei confronti del regime. Furono adottate misure come la custodia preventiva, il confino di polizia, la pena di morte, l’internamento psichiatrico; gli organismi giudiziari già esistenti persero la loro autonomia e subirono una «fascistizzazione»; ne vennero istituiti di nuovi, come i Tribunali speciali, che di speciale avevano ben poco, dal momento che rimasero in funzione per anni, a dispetto del carattere di eccezionalità e di emergenza che suggerisce il nome.
Un libro frutto di ricerche serie e approfondite, a tratti inevitabilmente ripetitivo, data la pluralità degli autori, e didascalico, il che lo rende poco adatto a essere oggetto di una lettura di piacere; ma anche il lettore poco interessato alla storia può trovare interessante il tema e, se non appassionanti, gradevoli e stimolanti alcuni saggi.