È certa la vita su Marte?
In questi ultimi mesi si è parlato molto spesso dello spazio e delle nuove prospettive che forse l’ignoto blu riserva agli scienziati.
Le recenti ricerche hanno fatto emergere alcune nuove caratteristiche della luna, e hanno cercato di esaminare la possibilità della vita nello spazio.
La nuova scoperta arriva direttamente dalla NASA, e riguarda lo studio del grande pianeta rosso. Da anni infatti gli scienziati sono alla ricerca della prova di una possibile abitabilità da parte di Marte, e forse ricordando anche le parole di Hawking, che auspicava la riuscita colonizzazione di un pianeta straniero entro un tempo di mille anni al fine di scongiurare l’estinzione, questo tema non è poi così a noi distante.
La nuova e sorprendente notizia riguarda l’esistenza di una grande quantità di metano su Marte, ovvero è stata rilevata la presenza massiccia del «gas della vita» che costituisce l’ingrediente fondamentale per la creazione di nuove creature in un pianeta e ne favorisce l’abitabilità.
I dati sono stati rilevati dal rover della NASA Curiosity, che ha rilevato una quantità di metano pari a 21 ppm per unità di volume, grazie al lavoro dello spettrometro Sam, ovvero Sample Analysis at Mars, di cui è dotata.
Tuttavia, sebbene si sia potuto accertarne la presenza, gli scienziati non sono stati in grado di identificare la provenienza del gas, a causa della mancanza di alcuni strumenti di analisi di cui è priva Curiosity.
Una domanda che sorge spontanea però è la seguente: non vi erano state fatte in passato alcune rivelazioni analoghe in passato?
Sicuramente la presenza del metano era stata rilevata già a partire dal 2005, tramite il Planetary Fourier Spectrometer presente nella sonda Mars Express, tuttavia il quantitativo misurato allora risulta ormai esiguo rispetto all’ultima misurazione.
Infatti dai dati, emerge che la nuova rilevazione supera la precedente del circa il doppio, e ciò significa che tale gas è aumentato per due possibili motivi: o grazie ad alcune forme di vita presenti nel pianeta rosso, oppure grazie alle reazioni emesse dal sottosuolo del pianeta.
Quindi significa che ora è certa la presenza di vita su Marte?
La risposta non è così immediata ed univoca.
Infatti, come anche spiegato dal docente dell’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara, Enrico Flamini «è vero che se si parla di metano si pensa alla vita, ma le cose non sono affatto così automatiche: quello che vediamo è il prodotto finale di un processo che può essere di tipo biologico oppure geologico».
La ricerca, appunto, non ha intenzione di fermarsi ed è già pronto il nuovo progetto ExoMars pensato per il 2020 dall’Esa e dall’agenzia spaziale Roscosmos, che si pongono l’obiettivo di ricercare la vita nel pianeta, tramite degli accurati scavi di profondità pari a 2 metri.
Questi fori serviranno per poter verificare la possibile presenza di batteri, e dunque di vita, nel suolo rosso di Marte.
La ricerca pone sempre nuove sfide che, anche in questo caso, portano in parte la bandiera italiana, infatti la trivella che verrà utilizzata sarà costruita dal gruppo Leonardo e potrà portare prestigio al nostro paese, assieme a delle possibili nuove informazioni che potrebbero cambiare non solo l’Italia ma il mondo.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.