È davvero la fotografia di un buco nero?
Ci sono fotografie che segnano la storia dell’umanità e del nostro pianeta. Il 10 aprile la comunità scientifica ha condiviso un’immagine che ha dato la prova definitiva a anni di fisica: la foto di un buco nero.
Un buco nero è un corpo celeste che non lascia fuoriuscire né la materia, né tanto meno la luce, dato che la velocità necessaria per lasciare questo «vortice» dovrebbe essere più veloce della luce, ovvero dovrebbe superare un limite invalicabile.
Questo è il motivo per il quale questa scoperta è così importante, questa immagine infatti è un ulteriore prova che avvalora le leggi teorizzate dai grandi della fisica come Einstein e Hawking, che sono stati in grado sino ad ora di descrivere il comportamento e gli effetti di questo corpo celeste che, grazie alla sua conformazione che non permette l’emissione nemmeno della luce, ha sfidato per anni gli astrofisici celandosi nel buio dell’universo.
Gli scienziati che fanno parte del progetto EHT, Event Horizon Telescope, sono stati in grado di fotografare il buco nero appartenente alla galassia M87, grazie ad un connubio di telescopi che, da due anni, tengono puntate le loro lenti verso la grande «sagoma oscura» e che grazie ad un apposito algoritmo, sono riusciti a completare un complesso puzzle formato da migliaia di terabyte.
In realtà l’obiettivo iniziale era il buco nero presente nella nostra galassia, ovvero il Sagittarius A*, ma come ha spiegato anche il vicedirettore del dipartimento di fisica dell’Università di Milano-Bicocca Massimo Dotti, è stato necessario cambiare il target, giacché per riuscire in un impresa così ardua era necessario partire con un obiettivo un po’ «più semplice e più calmo».
La fotografia è in grado di dare una forma all’oggetto, perché l’immagine ritratta rappresenta l’ombra del buco nero, assieme alla massa di materia che lo circonda. Inoltre, grazie alla figura estratta ed ai suoi contorni gli scienziati sono riusciti a capire l’orientazione del corpo celeste e a delineare l’orizzonte degli eventi, ovvero il punto di non ritorno dove spazio e tempo non presentano più le stesse regole. Infatti, si è finalmente potuto affermare che gli oggetti ruotano in senso orario e che l’orizzonte degli eventi è rappresentato da una linea rossa formata da plasma incandescente.
Tuttavia, è lecito porsi la seguente domanda: la foto scattata è davvero l’immagine di un buco nero? E come è stato possibile rappresentare una «sagoma oscura»?
In realtà, l’immagine non è una vera e propria fotografia data da una pellicola che ne cattura la luce, ma in questo caso, gli otto telescopi di EHT sono stati progettati per captare alcune onde radio non visibili dall’occhio umano. Queste onde sono dei «segnali» che sono giunti sino a noi dal corpo che sta per essere «inghiottito» dal buco nero presente nella galassia M78 e che sono state tramutate dai ricercatori in un’immagine visibile predominata dai colori rosso e giallo.
Infatti, a differenza delle stelle, i buchi neri emettono molte onde radio in grado di attraversare lo spazio, rilasciate a differenza di altre tipologie di radiazioni, tra cui quelle visibili.
La scoperta ha generato molto scompiglio, perché secondo alcuni scienziati è stata una nozione superflua e non necessaria, dato che i buchi neri sono stati teorizzati da anni di calcoli e prove scientifiche.
Tuttavia, come anche affermato dall’astrofisica Daria Guidetti, questa immagine ha fornito la prova definitiva e minuziosa dell’esistenza di questo corpo celeste, portando alla luce molti dettagli, tra cui la rilevazione dell’orizzonte degli eventi.
Ecco allora che quest’avvenimento può essere l’ennesimo tassello che si aggiunge al ponte conoscitivo che collega l’uomo con lo spazio.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.