È guerra social sul clima

Sempre più spesso, nelle piazze virtuali e in quelle social, i temi caldi del momento diventano origine di discussioni infinite, con prese in giro da una parte e dall’altra (basti pensare alle piazze a favore e contro il Tav Torino-Lione) e raggiungendo talvolta anche toni poco convenevoli. Tutto ciò diventa ancora più evidente quando la piazza si popola di una fetta di popolazione specifica: i giovani.

Così è successo anche venerdì scorso, con le polemiche che si sono protratte per tutto il weekend. Dopo la manifestazione mondiale per il clima si è scatenata una vera e propria guerra sui social, tra chi ha appoggiato la manifestazione e chi invece l’ha ritenuta una mera messinscena. Le critiche mosse a chi è sceso in piazza, perlopiù giovanissimi, sono più o meno sempre le stesse: voglia di saltare lezione, poca consapevolezza del tema per cui si vuole far sciopero e poca coerenza di ideali. Tesi avvalorate da risposte poco appropriate ad alcune interviste, a tema ambiente, rivolte ai manifestanti, nonché dal fatto che parte di essi abbiano fatto colazione al McDonald’s, che identifica idealmente le «multinazionali che inquinano», prima dei cortei. Insomma, una partecipazione giudicata come «di moda» e di poca sostanza.

Un altro tema di critica pesante è rappresentato dal fenomeno Greta Thunberg: è lei la ragazzina 16enne motore di tutto il movimento #FridaysForFuture. Ogni venerdì, da almeno sei mesi, rinuncia volontariamente alle lezioni scolastiche per protestare sotto il Parlamento svedese a favore dell’ambiente e contro i cambiamenti climatici, cercando di attirare l’attenzione dei grandi della Terra su questo tema.

La questione principale verte ancora sulla politica: Greta sarebbe stata sfruttata e, in qualche modo, manipolata, da esponenti dei Verdi in vista delle elezioni Europee, con l’obiettivo di fermare gli arrembanti populisti. Il promoter della battaglia condotta da Greta, propostosi come social media, avrebbe invece orchestrato tutto per fare pubblicità alla sua start-up. I giornali invece, da parte loro, avrebbero contribuito gonfiando il fenomeno oltre ogni immaginazione per sviare il dibattito pubblico da altri temi caldi del dibattito elettorale.

È vero che con un elettorato così volatile in tutta Europa, considerando anche la scarsa affezione dei giovani alla politica, un tema del genere può attirare una massa non indifferente di persone (e conseguentemente muovere voti), ma è altrettanto vero che il primo exploit del «Fenomeno Greta» si è avuto online più che nella stampa tradizionale, che si è agganciata al tema che stava ormai spopolando già di suo.

Il tema ambiente è molto sentito dai giovani ormai da molti anni, forse per il motivo che sono stati sensibilizzati fin da piccoli o forse perché, effettivamente, un domani saranno loro a dover vivere il mondo; l’interesse, per un giorno, è stato dimostrato in piazza. Gli organizzatori delle manifestazioni, che non a caso sono i più radicali sul tema, cercheranno di mettere a tacere i rumors che vedono del pretesto dietro queste mobilitazioni, attraverso piccoli passi: il primo è replicare ogni venerdì i sit in nelle rispettive città, mentre un altro aspetto riguarderà il dimostrarsi apartitici, cercando di non farsi strumentalizzare e di influire verso qualunque forza politica che entrerà nel Parlamento Europeo, visto che l’ambiente è un tema trasversale che dovrebbe trovare sensibilità in tutti gli esponenti. Non resta che aspettare gli sviluppi, restando comunque consapevoli che una piazza piena, al di là delle idee che rappresenta, è sempre un bell’esercizio di democrazia.