La sparata di Zanetti che fa una lezione al «No»

dopo il Santo Graal, Atlantide ed Eldorado, ora c’è qualcosa di ancor più introvabile: un costituzionalista che voti «Sì» al referendum di dicembre. Lo cercano, scandagliano tutti i fondali accademici italiani ma niente, non si trova, o almeno noi non abbiamo notizia di questo ritrovamento, che non ci sarebbe motivo per mantenere segreto, se non per paura che il «No» se lo prenda.

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Matteo Renzi ha cominciato la propria campagna referendaria: è sempre in Tv (solo su La7 – ora «boicottata» – in pochi giorni se l’è vista con Marco Travaglio e Gustavo Zagrebelsky) ma non riesce ad andare oltre i soliti slogan che rafforzano le convinzioni degli elettori già conquistati ma non allargano il bacino di voti. Maria Elena Boschi è scomparsa dai radar, insomma nessuno che spieghi in modo dettagliato (anche se magari noioso e non social addict) le ragioni di questa riforma.
Come un fulmine a ciel sereno è arrivato venerdì Enrico Zanetti: 43 anni, veneziano, segretario di Scelta Civica e viceministro dell’Economia, ha deciso di rivelare una notizia che, a noi gufi e rosiconi del «No», ha fatto venire un colpo. Non doveva rivelarla: adesso tutte le nostre argomentazioni a sostegno della Costituzione del ’48 sono crollate e la vittoria del «Sì» è più che mai certa. Fino a venerdì pensavamo che Zanetti sarebbe passato alla Storia solo per le sue scelte in fatto di montature di occhiali, ora è diventato colui che è riuscito ad asfaltare il «No».
«La leggenda metropolitana della “ragioneria di Stato che dice che i risparmi dalla riforma costituzionale sono solo 50 milioni e non 500”», così (abbiamo tolto il maiuscolo) titolava il post su Facebook di Zanetti. Ed ecco crollare una delle tesi del «No», ossia il falso risparmio che questa riforma si porta appresso: non 50 milioni ma 500, ossia dieci volte tanto, una cifra abbastanza alta anche per il bilancio di uno Stato. Si tratta, spiega il viceministro dell’Economia, della «classica bufala che gli esperti in disinformazione sparano e poi, siccome nessuno ha la pazienza e la serietà di leggersi le carte, tutti continuano a ripetere a pappagallo».
Leggendo e rileggendo, in preda allo sconcerto, il post di Zanetti qualcosa non ci tornava e finalmente, dopo ore di ambasce, siamo giunti a capo della questione: nessuno di noi ha mai detto che con la riforma si risparmiano 50 milioni ma che con l’abolizione del Senato elettivo, e delle indennità dei senatori, si risparmiano 48 milioni netti, meno del 9% del costo di Palazzo Madama. Poi che l’«abolizione» delle province, del Cnel e dalla riforma del titolo V portino a un risparmio di 450 milioni è tutto da verificare ma intanto la verità è una sola: Enrico Zanetti ha sbugiardato una tesi che nessuno ha mai sostenuto.