Era ora! L’Italia per prima tutela i minori fra i migranti
Nel paese degli iter infiniti per le proposte di legge, e delle difficoltà legate al mondo dell’accoglienza dei migranti, una notizia positiva finalmente si fa strada tra la cronaca di ogni giorno. Lo scorso 29 marzo è stata infatti approvata una legge che meglio definisce e formalizza il sistema di accoglienza e protezione in Italia per i minori stranieri non accompagnati. Tale legge è stata fortemente voluta da molte Ong e Organizzazioni di Società Civile che, proprio per il loro lavoro quotidiano sul campo accanto ai minori migranti, hanno acquisito quell’esperienza diretta e necessaria affinché la loro proposta di legge venisse ascoltata anche dal parlamento che, al di là degli schieramenti politici, l’ha approvata con largo consenso (375 voti favorevoli e solo 13 contrari).
È importante sottolineare che un sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati già esisteva prima dell’approvazione di tale legge, che però è riuscita a meglio definire e anche a uniformare a livello nazionale alcuni dei più significativi aspetti del processo di identificazione e tutela dei minori, e soprattutto è riuscita a dare un ruolo più definito a delle figure importanti come il tutore legale e il mediatore culturale .
Il ddl non ha quindi introdotto dei nuovi sistemi ma ha formalizzato e migliorato delle procedure che già erano note ma che soltanto oggi possono dirsi tutelate dalla legge. Tra le procedure formalizzate rientra innanzitutto la garanzia della presenza di un mediatore culturale nel momento dell’identificazione e dell’accertamento dell’età; il fatto che il sistema di prima accoglienza per i minori venga integrato con quello dei richiedenti asilo; rientra poi la possibilità di svolgere delle indagini sulla famiglia del minore sulla base del diritto al ricongiungimento famigliare; soprattutto in ogni tribunale dovrà essere redatto un elenco di «tutori volontari», persone cioè che daranno la loro disponibilità ad accogliere e assumere la tutela dei minori. Vengono poi tutelati dalla legge il diritto allo studio e il diritto alla salute con la possibilità di accedere al servizio sanitario nazionale; durante i procedimenti giudiziari viene garantito il «diritto all’ascolto» e il diritto all’assistenza legale e infine una particolare attenzione viene garantita ai minori vittime di tratta.
L’Italia è il primo, e fino a oggi unico, paese in Europa ad aver approvato una legge specifica per la tutela dei diritti dei minori migranti non accompagnati, una legge cioè che riesce a vedere prima il bambino, l’essere umano e poi il rifugiato o il profugo, ed è anche una legge di cui le associazioni che l’hanno promossa vanno giustamente molto fiere. L’approvazione di questa legge è infatti la conseguenza del duro lavoro di numerose associazioni o progetti che, nel loro piccolo, hanno portato avanti una causa che ora è stata normalizzata a livello nazionale.
È il caso per esempio del progetto di ricerca qualitativa finanziato dall’Università di Padova «RicercAzione Minori Stranieri Non Accompagnati».
«RicercAzione – ci dice Antonio Pietropolli, studente dell’Università di Padova e membro del Progetto – è nata su iniziativa di alcuni studenti dell’Università di Padova in collaborazione con l’associazione Ya Basta-Caminantes e con il coordinamento di alcuni professori tra cui Barbara Segatto, Alessio Surian e Diego Di Masi, grazie a dei fondi che rientrano in un bando annuale per i “Progetti innovativi degli studenti”».
Quali sono gli obiettivi che si pone RicercAzione e come operate?
L’obiettivo principale è quello di una ricerca qualitativa del sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati nel territorio di Padova, sulla base di interviste con testimoni privilegiati come gli operatori, i Servizi Sociali, il Comune, la Questura, le Prefetture, alcuni avvocati e anche con ex minori che si sono avviati in un percorso di inserimento lavorativo nella società.
Quanto riesce a coinvolgere questo tema e quanto riuscite a coinvolgere voi con le vostre iniziative?
Cerchiamo di operare anche a livello sociale, il tema è sicuramente molto interessante ma purtroppo poco affrontato a livello pubblico, per questo cerchiamo di aumentare la consapevolezza attraverso convegni e attività seminariali. Lo scorso 23 marzo abbiamo organizzato un convegno in cui abbiamo avuto un riscontro positivo vista la presenza di numerose persone. Gli stessi intervistati hanno sottolineato che il nostro è un lavoro utile soprattutto perché ci sono ad oggi pochi dati sul tema.
Seguiranno altre iniziative?
A settembre, quando finirà la ricerca, organizzeremo un altro grande convegno finale in cui verranno presentati i risultati del nostro lavoro e a cui parteciperanno numerosi ospiti.
Quanto è positiva in termini di cambiamento questa legge?
Si può dire che, nonostante non sia uno strumento innovativo perché opera su dei sistemi che già esistevano, questa legge rappresenta un passo avanti, perché è uno strumento che omogenizza le diverse discipline che coinvolgono la vita del minore straniero non accompagnato, dalla questione sulla cittadinanza al rischio di essere vittima di tratta. Il tema rappresenta una questione molto complicata dal punto di vista giuridico e quindi la legge si propone di fornire uno strumento unico che possa unificare le diverse gestioni disomogenee sul territorio. In più sicuramente aiuta ad aumentare la consapevolezza sul tema, visto che spesso si ignora che i più colpiti dal fenomeno migratorio sono proprio i minori non accompagnati.