Erasmus+ dopo il 2020 e la Brexit
Il programma «Erasmus», acronimo di «EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students», è un progetto di mobilità studentesca approvato e iniziato dall’Unione Europea nel 1987.Il nome del programma deriva dall’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (1467-1536), che viaggiò diversi anni in tutta Europa per studiare e conoscere le culture dei diversi paesi.
Il progetto Erasmus offre la possibilità agli studenti universitari membri dell’UE di vivere un’esperienza di studio e/o tirocinio presso uno dei paesi esteri che vi aderiscono (ovvero gli Stati membri dell’Unione Europea e paesi terzi in tutto il mondo) per un periodo che può variare dai tre ai dodici mesi.
Dall’anno 2014, il programma ha assunto il nome di «Erasmus Plus» (o «Erasmus+») promosso dalla Commissione Europea in materia di istruzione, formazione e sport. L’obiettivo del programma è di contribuire all’accrescimento dei livelli di occupazione, allo sviluppo del capitale sociale e alla promozione della cooperazione fra gli Stati dell’Unione Europea e non solo, coinvolgendo nel corso degli ultimi trent’anni circa 9 milioni di studenti.
Se calcolati sul totale dei possibili partecipanti (universitari di età compresa tra i 19 e i 26 anni circa) di tutti i paesi aderenti, però, quei 9 milioni di studenti che hanno preso parte al programma rappresentano solo il 2% del totale. Erasmus Plus rimane ancora estraneo alla maggior parte dei giovani per mancanza di informazione, interesse o possibilità economiche. Per questo motivo è importante pubblicizzare l’esperienza, incentivare le conferenze nelle università, far sì che tutti gli studenti siano informati su questa possibilità e soprattutto investire nell’istruzione e finanziare nuove borse di studio.
La dotazione finanziaria del progetto Erasmus+ per il periodo compreso tra il 2014 e l’ormai passato 2020 ammontava a 14,7 miliardi di euro, messi a disposizione dall’UE, registrando un aumento di fondi del 40% rispetto alla programmazione precedente (Erasmus).
E dopo il 2020?
La Commissaria Europea all’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Gioventù, Mariya Gabriel, in seguito alla relazione annuale del 2019 sulle attività Erasmus+, ha dichiarato:
«[…] il programma Erasmus+ sarà ampliato in modo significativo dopo il 2020 per raggiungere gruppi sempre più diversificati di persone. A tal fine, il bilancio dovrà essere aumentato e bisognerà utilizzare i fondi in modo più strategico rendendo lo spazio europeo dell’istruzione una realtà entro il 2025», il futuro di Erasmus Plus si prospetta dunque più articolato e ricco, a beneficio di un numero sempre maggiore di cittadini europei e non.
Tra i paesi aderenti al progetto di scambio vi era anche il Regno Unito che, tuttavia, dopo gli accordi con l’UE sulla Brexit, non farà più parte del programma Erasmus+ dall’1 gennaio 2021.
Come si legge sul sito della Commissione Europea, gli studenti europei che già si trovano nel Regno Unito e i partecipanti inglesi al programma Erasmus+ in Europa, potranno proseguire la mobilità fino alla conclusione dei progetti o fino all’esaurimento dei fondi.
Il premier inglese Boris Johnson ha annunciato di voler «rimediare» all’uscita dal programma europeo Erasmus+ con l’istituzione di un nuovo programma di scambio inglese denominato «Turing Scheme», così intitolato per omaggiare il matematico inglese Alan Turing. Non sono ancora chiari i parametri e le implicazioni di tale nuovo programma, ma una delle possibili conseguenze del Turing Scheme per gli studenti europei che vorranno studiare nel Regno Unito potrebbe vedere la necessità di richiedere un visto e di pagare le rette universitarie senza agevolazioni. Non è escluso, però, che possano essere trovati accordi di collaborazione tra singole università inglesi ed europee.
Complicare e limitare lo scambio culturale tra studenti europei e Regno Unito rappresenta, tuttavia, una sconfitta per quei valori di uguaglianza e integrazione alla base delle pari opportunità e della formazione di studenti come liberi «cittadini del mondo», valori che dovrebbero andare oltre ogni confine nazionale.
Erasmus+ è in sé è un progetto volto a formare la crescita individuale e collettiva dei cittadini. Esso si propone di investire del capitale europeo sui giovani e per i giovani e quindi investire sul futuro.
«Dovremmo fare in modo che nel medio termine tutti i giovani di età inferiore ai 27 anni abbiano almeno un’opportunità di partecipare a questo programma» (Petra Kammerevert, Presidente della Commissione Europea per la cultura e l’istruzione dal 2009).