Erri De Luca: un’assoluzione dovuta

Quelli della mia generazione una vera democrazia non l’hanno mai conosciuta: lo Stato ha sempre «concesso», e già il termine dovrebbe puzzare, una libertà farlocca, schiava del portafoglio e degli interessi dei potenti. Suona strano, visto che alla base delle istituzioni c’è una Costituzione democratica che, all’articolo 21, afferma che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Bellissime parole che dovrebbero garantire ad ogni cittadino la serenità di poter dire cosa pensa sempre e comunque.

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Ieri fortunatamente la sentenza di assoluzione per Erri De Luca, «reo» di aver preso una posizione a favore del sabotaggio della linea Tav Torino-Lione, ha confermato che un’opinione non è un reato. Lasciamo ai giornalisti veri i commenti nel merito della questione e dedichiamoci a una visione più generale.
Il diritto di parola, di libera espressione è sacro e inviolabile: non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita per permetterti di dirlo, spiegava un paio di secoli fa Rousseau. Il parere di chi scrive sulla Tav è assolutamente irrilevante: combattere a fianco di Erri De Luca per permettergli di esprimere la propria opinione è una priorità che travalica ogni disaccordo politico e ideologico. Il processo alle opinioni è contrario a ogni stato democratico, per questo motivo – tanto per fare un esempio – permettiamo a Matteo Salvini di dire che non pagherà il canone Rai. Non cambia molto: affermare di compiere un reato oppure appoggiare il compimento di un reato hanno lo stesso peso se a farlo è un personaggio pubblico.
La responsabilità penale è personale, ognuno risponde dei reati che è accusato di compiere. L’istigazione a delinquere, soprattutto se riferita alla risposta fornita in un’intervista, «non sussiste» assolutamente, come recita la sentenza. Non sarebbe forse il caso di occupare le aule dei tribunali per dei processi utili?