L’esordio dei Radiocut: un Ep che dura troppo poco
Radiocut
Radiocut
(R)esisto – 2017
È da poco uscito l’Ep d’esordio dei «Radiocut», band lombarda nata nel 2013 che ha cercato, con il disco omonimo, di produrre un autoritratto musicale: «dalle sonorità che di brano in brano si susseguono diversificandosi pur tenendo una linea originale e coerente, alle melodie che cercano di esprimere al meglio quanto raccontato nei testi». Questi ultimi spaziano dalla natura alle esperienze personali degli artisti, per arrivare a The Hero, una traccia in cui la realtà lascia spazio alla totale astrazione e, musicalmente, ad atmosfere più alternative. Quattro brani per giungere al cuore degli ascoltatori: Vajolet Rose, My green moon, Places e la conclusiva The Hero. Il trio è composto da Riccardo Colombo (voce e chitarra), Matteo Redaelli (basso) e Francesco Mazza (batteria e percussioni) e con questo Ep dà prova di avere creatività, tecnica e fantasia sufficienti a produrre qualcosa di diverso dalla solita noiosa magmatica mediocrità.
Fin dalla copertina bellissima, «Radiocut» è un Ep che ha l’unico difetto di durare oggettivamente troppo poco. È energia pura, che pervade l’ascoltatore e non gli lascia scampo. Sin dalla prima traccia, Vajolet Rose, la batteria di Francesco Mazza e la chitarra ultra-distorta di Riccardo Colombo creano un’atmosfera che spazia dal rock al pop per giungere fino alle spiagge della sperimentazione. My green moon invece ha ritmi e sonorità più spensierate, che vengono però spezzate dal timbro vocale di Colombo che rende rock qualunque cosa tocchi. Il capolavoro però viene alla fine con The Hero, un brano che ricorda il sound del meglio della sperimentazione più dark: la batteria è potente, per non parlare delle chitarre. Ascoltate «Radiocut» con un’unica avvertenza: causa dipendenza.
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