Ergastolo all’«Eternit bis», la rivincita di Casale Monferrato

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E così Stephan Schmidheiny sarà processato per omicidio e la procura chiederà l’ergastolo. Queste sono le basi del processo «Eternit bis», iniziato il 12 maggio a Torino. Ci sforziamo di essere fiduciosi ma, considerando l’età dell’imputato e i tempi della giustizia italiana, è arduo pensare che il magnate svizzero finisca i suoi giorni nelle patrie galere. Per chi non lo sapesse, Schmidheiny è l’unico responsabile ancora in vita delle stragi (a Casale Monferrato e a Napoli) dovute agli stabilimenti dell’Eternit, gigante dell’amianto chiuso quasi 30 anni fa. A novembre il processo per disastro ambientale e mancanza di cautele infortunistiche si era chiuso con un nulla di fatto a causa della sopravvenuta prescrizione, ora – si spera – le cose sono cambiate: ovviamente, essendo l’accusa di omicidio, il reato non può cadere in prescrizione, ma non era questo l’unico problema sottolineato dalla Cassazione con la sentenza di novembre: mancava infatti il «nesso fra l’“evento epidemico” e la condotta dell’imputato». In altre parole: è colpa di Schmidheiny se sono morte tutte quelle persone a causa dell’amianto? Pare lapalissiano, ma per legge si deve provare anche l’ovvio.

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Nel frattempo si sta progettando (sarà pronto l’anno prossimo) il «Parco Eternot» a Casale Monferrato (Alessandria), un «parco eccezionale denso di storia e di memoria, di presente e di futuro», spiega l’assessore all’Ambiente Luca Gioanola al
Monferrato. Un’area eventi con anfiteatro, una pista ciclabile che circonda il parco, un’area storica-monumentale, una dedicata ai bambini e molto altro, tutto dove un tempo sorgeva la fabbrica dell’Eternit.
Chissà che, a prescindere dal risultato del processo, Casale inizi davvero a rinascere guardando al passato ma sempre con gli occhi puntati al futuro: lì di Eternit non c’è nemmeno l’ombra.