L’inchiesta: la seconda vita di Ettore Majorana
La seconda vita di Majorana
G. Borello, L. Giroffi, A. Sceresini
Chiarelettere – 2016 – 16,90 euro
«Al mondo ci sono varie categorie di scienziati… Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di questi». Basterebbe questa frase di Enrico Fermi per definire il fisico siciliano, nato a Catania nel 1906 e scomparso nel nulla nel 1938. Una sparizione che è diventato ben presto un enigma, un mistero italiano: il 25 marzo 1938 Majorana si imbarca su un piroscafo da Napoli a Palermo dove arriva il giorno dopo. La sera del 26 marzo compra un biglietto di ritorno per il capoluogo campano, ma non è certo che si sia effettivamente imbarcato. Prima della presunta partenza, Majorana manda un telegramma ad Antonio Carrelli, professore di fisica sperimentale a Napoli: «Caro Carrelli, spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato (si riferisce alla lettera in cui comunicava il suo imminente suicidio, ndr) e ritornerò all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli». Dopo quasi ottant’anni questo libro ci offre una nuova verità che viene dal Sudamerica, dove Majorana venne visto dopo la sua scomparsa. Nel 2015 la magistratura aveva accertato la presenza del fisico italiano in Venezuela, ma questo è solo un tassello dell’inchiesta di questi tre giornalisti: Giuseppe Borello, giornalista de Il Sole 24 Ore e ed ex di Servizio pubblico su La7, Lorenzo Giroffi, freelance specializzato in inchieste internazionali, e Andrea Sceresini, autore di reportage di guerra per La Stampa, il Foglio, il Fatto Quotidiano e l’Espresso. Corredata da un’amplia sezione dedicata alla riproduzione dei documenti e delle fotografie originali, questa inchiesta – un racconto agile, pieno di colpi di scena – riempie di aspettative il lettore, speriamo che vengano rispettate.
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