«Exhibitionism»: la mostra itinerante per gli Stones
Per i Rolling Stones il 2016 rappresenta un importante momento di svolta per la loro immensa carriera. Il 6 aprile è stata inaugurata personalmente dalla band, nel cuore di Londra, alla Saatchi Gallery, una grande mostra internazionale per celebrare i loro 50 anni di successi. «Exhibitionism» è un vero e proprio tour, poiché il viaggio non si fermerà a Londra, dove il museo resterà fino a settembre, ma continuerà in 11 metropoli di tutto il mondo, tra cui Tokyo, New York e Los Angeles.
La mostra si sviluppa in 9 gallerie tematiche, ricostruendo tutti gli aspetti della loro carriera musicale a partire dagli anni ʼ60. C’è veramente di tutto, da abiti di scena a poster originali, da filmati a copertine dei dischi, da foto inedite a chitarre (prima tra tutte quella regalata a Wood da Johnny Depp).
La prima sala rappresenta un vero e proprio omaggio al successo globale della band, poiché ci sono dischi luminescenti e cartine che mostrano i milioni di dischi venduti in tutti i paesi del mondo e specialmente le immagini delle folle di persone che da sempre vengono a sentire i loro concerti. Nella seconda sala si può percorrere un viaggio audiovisivo su oltre 40 schermi attraverso la loro intera vita. Ciò che colpisce maggiormente è la riproduzione dell’appartamento «disgustoso e puzzolente» (così definito da Richards) di 12 Edith Grove condiviso da Jagger, Richards e Watt a Chelsea nel 1962; ciò che lo rendeva disgustoso era il fatto che in tutto il palazzo si condivideva un unico bagno e un’unica cucina, tuttavia contribuiva enormemente anche il loro essere disordinati, che li portava a lasciare sempre i letti sfatti, pile di piatti sporchi e ovunque cibo andato a male. Invece, una vera e propria dimostrazione tecnologica è la sala a tre dimensioni, che ti immerge da spettatore in un loro concerto, in cui Jagger canta Satisfaction. Inoltre, non poteva assolutamente mancare la sala interamente dedicata al logo con la linguaccia che tutti conoscono, del quale ci sono poster originali e statue colorate; qui viene rivelato che il logo è stato ispirato dallʼimmagine della dea indù Kalì. Si può definire realmente un museo, anche perché c’è un intero muro riservato ai ritratti di Andy Warhol, una galleria per l’esposizione degli strampalati abiti di scena che la band usa indossare nei concerti e numerose fotografie inedite scattate da grandi fotografi, come David Bailey.
Si tratta di una vera e propria opera monumentale, che racconta la storia di oltre mezzo secolo della band che ha rivoluzionato il rock’n’roll unendo arte e tecnologia, mostrandola sia dal punto di vista della sua magnificenza, sia mettendo a nudo la trasgressione che da sempre la caratterizza.
Valeria Mancini
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