La musica secondo Ezio Bosso
Il Festival di Sanremo 2016 si può riassumere in due parole: Ezio Bosso. Se lo scopo del l’evento è portare vera musica al cuore degli ascoltatori, lui l’ha fatto e con successo. Ezio Bosso è un pianista e direttore d’orchestra di fama internazionale, che suona nei più prestigiosi teatri del mondo.
È dotato di uno straordinario talento e creatività, ma soprattutto di una passione talmente forte, che neppure la malattia neuro degenerativa che lo ha colpito nel 2011 è riuscita a fermare. «Io quando inizio un concerto dico: Ciao! Perché è una parola bellissima!», così esordisce Ezio Bosso entrando in scena sul palco dell’Ariston. La sua comparsa ha destato un forte impatto sul pubblico, specialmente su coloro che non lo conoscevano, conquistando tutti fin da subito. Nonostante le difficoltà, quella voglia di esprimersi e di esibirsi è rimasta in lui presente e costante. Anzi, quando ha iniziato a suonare quelle barriere sembravano come sparite, abbattute da un forte senso di libertà. Si dimostra una persona semplice e dotata di un’intensa sensibilità, diversamente da tutti quei musicisti costruiti di cui il mondo è pieno. Sembra che la portiera di casa sua di quando era molto piccolo ci abbia davvero colto, tutte le volte che lo vedeva rientrare dal conservatorio gli diceva: «Aspetto di vederti a Sanremo», ed ecco che quel giorno è arrivato. «La magia che abbiamo noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo». Per la maniera in cui comunica e interpreta i pensieri lo si può definire un filosofo oltre che un musicista. In pochi minuti ha espresso concetti che forse mai in televisione erano stati detti prima. «Sapete che non a caso i direttori hanno la bacchetta, come un mago!». La musica ha infatti la capacità di generare effetti inaspettati e curativi. Basti pensare a coloro che soffrono di balbuzie. Esistono persone balbuzienti che sono diventate straordinari cantanti, ma anche attori e presentatori, come Paolo Bonolis o Luca Laurenti nel panorama italiano e Jimi Hendrix a livello internazionale. Ad oggi, la musicoterapia è per esempio un metodo molto utilizzato in numerose parti del mondo a scopo riabilitativo ed educativo. Sarà anche stata una trovata mediatica, ma l’importante è che ci sia stato il risultato desiderato, ovvero che abbia portato gli ascoltatori a riflettere sul concetto di disabilità, portandoli a comprendere che può essere un ostacolo, ma non un impedimento se tutti ci impegniamo ad aiutare coloro che ne sono colpiti. La musica insegna anche questo, insegna ad aiutarsi reciprocamente, a stare insieme, a rispettarsi. È stato proprio questo il messaggio che Bosso ha voluto mandarci, riassunto in poche ma indelebili parole: «La musica come la vita si può fare in un solo modo: insieme». Detto ciò, la musica è amore e in quanto tale proviene dal cuore. A noi resta soltanto da ascoltare.
Valeria Mancini
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