Farmaci con ranitidina ritirati: c’è da preoccuparsi?
Negli ultimi giorni, la notizia di una possibile tossicità della ranitidina e il conseguente ritiro dei farmaci contenenti tale principio attivo dal mercato ha destato forte preoccupazione nei numerosissimi soggetti che ne fanno o ne hanno fatto uso. La ranitidina è un farmaco usato per il trattamento dell’ulcera gastrica o del reflusso gastroesofageo, patologie dovute a un eccesso di acidità nello stomaco e piuttosto diffuse nella popolazione generale. In termini tecnici la ranitidina è un antagonista dei recettori H2 dell’istamina, stimolatori della secrezione gastrica: essa blocca tali recettori e riduce quindi l’acidità.
La scorsa settimana l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha disposto che venissero ritirate confezioni di ranitidina di diversa provenienza a causa di un possibile rischio cancerogeno. Comprensibilmente questa notizia ha seriamente preoccupato tutta la quota di popolazione che ha avuto a che fare con tale farmaco nella propria vita, anche se in realtà questo provvedimento ha principalmente carattere preventivo. Ma esattamente cosa è stato riscontrato e quanto è pericoloso?
In alcuni lotti di farmaco prodotti dall’azienda indiana SARACA LABORATORIES LTD è stato rilevato che nella molecola di ranitidina è contenuta un’impurezza, cioè la NDMA (N-nitrosodimetilamina): tale composto appartiene alla classe delle nitrosamine, considerate come probabilmente cancerogene per l’uomo sulla base di studi animali. La comparsa di nitrosamine all’interno del principio attivo è probabilmente dovuto a qualche passaggio durante la sua sintesi chimica. È bene precisare che le nitrosamine sono contenute anche in numerosi alimenti, soprattutto se stagionati o affumicati. Si pensa che basse dosi di questa classe di composti non causino in realtà un significativo rischio di sviluppare tumori.
La presenza di NDMA nella ranitidina è stata confermata soltanto per alcuni lotti provenienti da quella specifica azienda farmaceutica: è ovvio che di fronte a questo dato si è deciso di ritirare tutti i farmaci contenenti il principio attivo per fare le verifiche necessarie e non mettere a rischio la popolazione. La lista dei farmaci ritirati è disponibile sul sito dell’AIFA e comprende, oltre ai medicinali generici, altri nomi come «Ranidil», «Zantac» e «Raniben». È da sottolineare quindi che questo provvedimento ha una natura precauzionale, con lo scopo di verificare che gli altri medicinali non contengano le stesse impurità; non c’è nessuna certezza che tutti i farmaci contenenti ranitidina siano pericolosi.
Al momento, altri Paesi sia europei sia extraeuropei stanno mettendo in atto gli stessi provvedimenti preventivi e in particolare l’AIFA sta collaborando con l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) per affrontare al meglio la questione. In questo quadro, i soggetti che fanno uso di ranitidina dovrebbero semplicemente consultare il proprio medico per discutere di terapie alternative, come per esempio l’omeoprazolo (inibitore delle pompe protoniche gastriche che rilasciano acido nello stomaco), in modo da trattare correttamente l’ipersecrezione gastrica.
Sono una studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino.
Scrivo principalmente di argomenti scientifici, tentando di divulgare ciò che più mi appassiona.