La febbre del gioco d’azzardo
Grazie a un libro, mi è tornato in mente il problema della dipendenza da giochi e scommesse. Tempo fa ho recensito il libro Ludopatia di Andrea Costantino, adesso mi ritrovo in mano un libro sul Blackjack e altri giochi da casinò, «premio di consolazione» dopo aver ovviamente perso una partita contro un maestro internazionale di scacchi. Rischiavo quasi di non perdere a dirla tutta, ma pazienza.
Il casinò è un mondo vasto, pieno di luci abbaglianti e vecchiette che si giocano la pensione, in grosse navi da crociera. In questo mondo, il Blackjack è particolare, perché l’andamento delle varie mani e influenzato in una certa misura dalle carte uscite precedentemente, quindi è più facile trovare regole matematiche che facilitano la vita al giocatore. Alcuni non ci credono, non credono all’oggettività dei numeri, ma io penso che i numeri aiutino non solo a vincere, ma anche a mantenere coscienza di quello che si sta facendo e quindi non cadere nel gioco compulsivo. «I giocatori , per qualche strano motivo, tendono a non prendere le decisioni a loro più favorevoli, salvo poi lamentarsi della sfortuna che li perseguita». La decisione più importante nel Blackjack è se prendere una carta o no per avvicinarsi al fantomatico ventuno. Chiaramente, è più complicato, ma il succo è tutto qui. Detta così, sembra banale, però è un attimo lasciarsi trascinare.
Ho scoperto una sfilza di film e libri dedicati al gioco d’azzardo. Ne parla anche Pirandello nel Fu Mattia Pascal, dove è proprio una cospicua vincita a far cominciare la nuova vita dell’eroe. Poi c’è il ben noto Rain Man di Barry Lenvison, in cui Charlie scopre che il fratello autistico ha una memoria prodigiosa e insieme vincono a Blackjack, la pellicola è frutto dell’incontro fra il produttore e sceneggiatore Barry Morrow con il genio dei numeri Kim Peek, che già aveva la sua biografia Nato in un giorno azzurro di Daniel Tammet . Accanto a questo, ho letto del meno famoso Even Money, film del 2006 che racconta della scrittrice Carolyn Craver, alla quale viene a mancare l’ispirazione e, dunque, si dà al gioco d’azzardo, gioca a BlackJack a sensazione, invece di affidarsi alla matematica e perde tutto. Mi sono sentita quasi male a leggere la trama. Mi sono accorta che il gioco è una vera piaga e per questo vi scrivo e, mentre scrivo, mi si aprono finestre di Windows, che mi chiedono se voglio giocare al Poker Online. No, grazie, non credo proprio di cominciare, ma neanche col Blackjack, visto che non è più possibile contare le carte a causa del mescolatore automatico, ma andrò comunque a Las Vegas un giorno. Ogni anno il Grande Maestro Ashley organizza un torneo da un milione di dollari!
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.