Con Feltri anche «Libero» diventa renziano
Libero, che insieme al Fatto era stato messo alla berlina dal premier durante l’ultima Leopolda, decide di allinearsi al diktat renziano e lo fa sostituendo alla direzione Maurizio Belpietro con Vittorio Feltri. Così un altro quotidiano si allinea al «Sì» al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale che stravolgerà la Carta.
Belpietro ieri ha scritto il suo ultimo editoriale in cui, rispondendo a un lettore perplesso sulla linea editoriale di Libero a proposito del ddl Boschi, esprime il suo parere: «Io sono per il No e per un motivo molto semplice: perché la riforma costituzionale su cui gli italiani sono chiamati a pronunciarsi non è equilibrata ma pende tutta a favore di Renzi». Dopo aver premesso di non essere mai stato «tra coloro che difendevano a spada tratta la nostra Carta», l’ormai ex direttore prosegue con il suo articolo che, pur condividendo la causa ma non le ragioni, non possiamo negare essere molto significativo.
«Non si fa la riforma contro qualcuno, né la si fa per consolidare o conservare il potere di qualcuno. E invece la riforma voluta da Renzi punta proprio a questo. Anzi: punta solo a questo», attacca Belpietro, che prosegue: «Quello che Renzi prepara non è un golpe. Il presidente del Consiglio sta solo apparecchiando una dittatura democratica».
L’addio infuocato di Belpietro nella colonna a sinistra della prima pagina di Libero di ieri, a destra invece «Presidente Mattarella ci vuole la grazia per Marcello Dell’Utri», l’articolo a firma Vittorio Feltri. Il neodirettore, nonché fondatore del quotidiano, si ripresenta ai lettori chiedendo la grazia per il cofondatore di Forza Italia, in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il giornalista si associa al coro di cui fa parte anche Piero Sansonetti: il fondatore de Il riformista non usa mezzi termini, «È un prigioniero politico». Il pezzo di Feltri, «Succede sempre così. Quando uno va in carcere, se ne parla per un po’, poi ci si dimentica di lui, che marcisce dietro le sbarre», questo l’attacco, fa coppia con quello pubblicato su Libero la settimana scorsa, in cui si invoca il «Sì» al referendum anche da parte dei berlusconiani. Feltri ieri ha strizzato l’occhio a Forza Italia con il commento sulla vicenda Dell’Utri, dopo aver auspicato un fronte comune tra l’ex Cavaliere e Matteo Renzi per le riforme: «In politica tutto è buono, anche gli sgambetti e gli sputi in faccia, ma c’è un limite imposto dalla decenza. Come si fa a stoppare le riforme appena approvate entusiasticamente (in riferimento al patto del Nazareno, ndr)? La risposta è una sola. Siamo di fronte a un episodio di schizofrenia politica, forse provocata da frustrazione o da disperazione». Per questo motivo il neodirettore di Libero ritiene il «Sì» dell’ex premier al ddl Boschi qualcosa di logicamente conseguente alle scelte che Berlusconi ha compiuto e alle affermazioni che ha fatto in passato.
Anche Libero, che a differenza del Giornale si era sempre mostrato assolutamente critico verso il governo (al contrario di Sallusti che tempo fa aveva titolato «Renzi ha le palle»), si allinea con Feltri al coro renziano di cui ormai solo pochi giornali non fanno parte. Ora che Forza Italia vale meno di zero c’è chi ha assoluto bisogno di un’appartenenza da sbandierare.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia