Serve una filosofa per spiegare il «gender»
Papà, mamma e gender
Michela Marzano
Utet – 2015 – 12 euro
Michela Marzano, filosofa classe ‘70 professore ordinario all’Université Paris Descartes, cerca di affrontare da un punto di vista umano ed esistenziale, filosofico appunto, un argomento che sempre di più sembra perdere di vista il concreto, per essere affidato a discorsi vaghi e fondati su luoghi comuni. Il percorso dell’Autrice muove essenzialmente da tre domande: 1. «Uomini e donne si nasce o si diventa?», 2. «È giusto che nelle scuole si parli di sesso, identità di genere e orientamento sessuale?», 3. «Esiste un’ideologia gender?». Il saggio, che ha subito un ostracismo senza precedenti soprattutto per quanto riguarda la concessione degli spazi per essere presentato, cerca di esaminare la questione della fantomatica ideologia gender in modo assolutamente razionale, a differenza della maggior parte dei politici e degli «intellettuali» che se ne sono occupati. La Marzano già nella premessa mostra le conseguenze della fobia verso il gender, ossia verso quella «teoria» che – nella testa di chi ne ha paura – tenderebbe a insegnare ai bambini a masturbarsi e a concepire il proprio essere maschi o femmine come qualcosa di effimero e di intercambiabile: persino papa Francesco, pontefice non certo estremamente conservatore, ne è rimasto contagiato: «Mi chiedo se la teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza perché non sa più confrontarsi con essa», disse il 15 aprile dell’anno scorso. La fobia verso questa fantomatica ideologia è frutto della malafede o dell’ignoranza, visto che intende distorcere quell’idea di scuola e di educazione che consiste anche nell’accettare le differenze, e il primo passo per giungere a questa accettazione è senza dubbio la conoscenza. Nessuno spogliarello nelle classi, piuttosto una concezione di educazione sessuale e affettiva al passo con i tempi e con l’Europa. Un insegnamento capace di spiegare ai bambini che «diverso» non significa «inferiore», «malato» o «cattivo» e capace di permettere ad alcuni di loro di riconoscersi in toto o in parte negli argomenti discussi. Così, se si parla di omosessualità in classe in modo proporzionato all’età degli alunni (tenuto conto che in alcune famiglie è un argomento tabù), un bimbo che sente di essere interessato agli altri maschietti può capire di non essere sbagliato, ma di appartenere a una delle tante sfaccettature dell’essenza umana. Papà, mamma e gender è un saggio prezioso, in grado di rendere concetti anche complessi con la massima semplicità; dovrebbe essere lettura obbligatoria per certi genitori e certi parlamentari, che parlano con disprezzo e superiorità di ciò che non conoscono.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia