Dialogo filosofico sullo snobismo
Lo snobismo
Adéle Van Reeth – Raphaël Enthoven
Clichy edizioni – 2015 – 12 euro
«Esserlo o non esserlo, questa è la domanda che ogni snob si fa quotidianamente. Ma un vero snob ha veramente scelta?», questa è la domanda da cui muove la discussione fra due dei più importanti filosofi francesi degli ultimi anni. Da Proust a Bergson, da Wilde a Pascal, da Marivaux a Tocqueville, da Kant a Nietzsche, da Sartre a Hume, sono molti i generi letterari presi in considerazione durante questa indagine sullo snobismo. «Contrariamente alla morale, lo snobismo è una passione di cui è difficile, se non impossibile, parlare quando non ti riguarda», spiega Enthoven all’inizio del libro, ammettendo di far parte della schiera degli snob. Perché «lo snobismo è una disposizione del carattere che dipende dalle circostanze, una debolezza, una triste passione», «Una sensazione di sapere, che attenua la follia di insistere su un pregiudizio con la consapevolezza di prendersi gioco di esso». Questo dialogo semiserio ma, contrariamente a quanto può apparire inizialmente, non per questo poco profondo, si conclude con una «Bibliografia lacunosa», fatta apposta per gli snob: si parla di «Libri che non è necessario aver letto per dissertare sul loro contenuto», a proposito della Genealogia della morale di Nietzsche gli autori suggeriscono di accontentarsi «di una citazione apocrifa che nessuno vi contesterà: “Bisogna sempre difendere i forti dai deboli, perché i deboli sono molto più forti dei forti”»; poi è il turno dei «Libri di successo di cui tuttavia parlare fa chic» come Sottomissione di Houellebecq e il Profumo di Patrick Süskind. Lo snobismo ha l’apparenza di un trattato di costume ma nasconde una discussione filosofica di non poco conto; un libro da comprare, se anche voi vi sentite un po’ snob.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia