Le formiche, abili contadine
Ciò che contraddistingue la specie umana, inetta da molti punti di vista per quanto riguarda le qualità fisiche, è l’uso del pensiero astratto, la qualità che permette di usare l’immaginazione per trasformare l’ambiente circostante a proprio piacimento. Se la possibilità di andare oltre ciò che è percepibile dai sensi è limitata all’Homo Sapiens, però, non si può dire altrettanto del ragionamento pragmatico. Il pregiudizio radicato secondo cui gli animali si basino solamente sull’istinto è ancora radicato, ma la capacità di ragionare, al punto di poter piegare la natura per fini propri, è propria anche di organismi molto piccoli e con un sistema nervoso a dir poco infimo: le formiche.
Pensiamo ad una delle trasformazioni dell’ambiente a vantaggio personale che l’uomo ha introdotto e man mano perfezionato dal Neolitico, ossia l’agricoltura. Il paesaggio è oggi più che mai segnato da questa attività , essenziale per ricavare le materie prime. Ora si avvale di tecnologie e studi a livello biochimico, ma ai primi uomini occorse più di qualche migliaio d’anni per giungere ad una prima forma di semina e cura delle piante, e richiese l’uso di attrezzi particolari.
Le formiche del genere Atta fabricius, per contro, non possiedono aratri né macchinari, non sono in grado di arare il terreno visto la loro struttura corporea, ma sono dei contadini solerti ed instancabili. Vengono definite più comunemente formiche tagliafoglie: non si nutrono di cibo raccolto in giro e sono ben più evoluta delle nostre specie casalinghe e fastidiose. La loro alimentazione si basa quasi esclusivamente sulle ife (propaggini simili a radici) di funghi del subphylum Basidiomycota, un gruppo di specie che ha la peculiarità di svilupparsi su un terreno costituito da resti di foglie e materiale vegetale, in quanto si tratta di organismi saprofiti (ricavano il nutrimento dalla decomposizione).
Come assicurare però a tutto il formicaio una quantità sufficiente di questi funghi? La risposta trovata da questo insetto è terribilmente… Umana: una bella piantagione! Per parecchie ore al giorno, instancabilmente, le formiche tagliano tramite le loro mandibole affilate pezzi di foglie dalle piante vicine e le portano nella loro… Serra. All’interno del nido, infatti (che per questo genere di imenotteri può estendersi fino a 5 metri di profondità nel terreno) è presente un luogo con la precisa funzione di far crescere una colonia di funghi, alimentata dal fogliame che le operaie procurano. Una sorta di concime, per semplificare il concetto. L’umidità dell’ambiente sotterraneo fornisce anche il clima più idoneo allo sviluppo dei funghi. Una forma così semplice (almeno dal nostro punto di vista) di coltivazione risulta efficace in termini di produzione? Gli entomologi affermano che una singola colonia di Atta fabricius può arrivare a 8 milioni di individui, risiedenti nello stesso nido e sostenuti da questa autoproduzione, che richiede cura e attenzione costanti. Una bella sfida anche per chi ha il pollice verde.
Articoli non firmati o scritti da persone esterne al blog