Funghi horror: se le formiche diventano morti viventi
Le chiamano «formiche zombie» gli stessi scienziati che hanno scoperto un’infezione tanto singolare da poter essere uscita da un film horror. Il responsabile della macabra metamorfosi a cui allude l’espressione è il fungo Ophiocordyceps unilateralis, diffuso in Brasile e Thailandia, che si sviluppa negli imenotteri. Per diffondersi necessita non solo di rilasciare spore nell’aria come le specie affini, ma anche di un organismo in cui queste possano accrescersi per poi germinare. Il bersaglio prediletto sono gli insetti più diffusi nell’ambiente del sottobosco pluviale dove il fungo prospera, e la sorte è toccata alle formiche. Come funziona il processo? La spora si attacca al corpo dell’insetto, penetra all’interno attraverso gli spiracoli delle trachee (gli insetti hanno varie aperture per la respirazione), inizia a infestarne il corpo e infine prende il controllo del sistema nervoso, rilasciando composti chimici che ne alterano il funzionamento. Proprio da questo effetto è derivata la definizione: l’organismo contaminato non ha più coordinazione, non si nutre e si allontana dai suoi simili. Diventa in sintesi un ibrido con corpo di formica e mente di fungo, un vero e proprio cadavere animato senza più alcuna volontà. Le sostanze che la spora immette nel sistema nervoso inducono l’animale a spostarsi verso la zona più umida e più adatta quindi alla sua crescita, ma il suo potere di controllo motorio non si ferma qui.
Riflettiamo: siamo abituati a vedere i funghi ben saldi su un albero, perché essi, al pari delle piante hanno bisogno di un supporto su cui svilupparsi; come è possibile crescere contenuti in un organismo mobile? Il parassita ha risolto tutto in modo molto semplice: sempre agendo sui neuroni motori, quando la formica ha raggiunto il luogo più ideale, la «costringe» ad ancorarsi con le mandibole ad una foglia. In numerosi studi questo viene chiamato «morso finale», in quanto è l’ultima azione che l’insetto compie. Il fungo a quel punto, trovato un sito di ancoraggio, uccide del tutto l’animale squarciandone il corpo, pronto a rilasciare nuove spore infettive. Se già può sembrare strano che un semplice parassita possa controllare la mente dell’ospite, la parte più inquietante è che ha un orario prediletto per uccidere le sue vittime. Il morso mortale avviene a mezzogiorno, quando il sole è allo zenit, probabilmente per uno stimolo indotto dalla luce intensa. Fortunatamente i mammiferi non sono ospiti ideali per il fungo, o almeno così pare.
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.