Il futuro di un paese di pecoroni
Chiedo preliminarmente scusa ai lettori per queste righe che hanno ben poco di informazione e forse un po’ troppo di autoreferenziale logorrea. Non intendo raccontarvi nulla di nuovo oggi, desidero bensì cercare di discutere con voi quali siano le prospettive di questo paese.
Non sono mai entrato nel merito delle mie idee politiche su questo blog: non penso che siano importanti. Quello che scrivo viene partorito cercando di tenere a distanza qualunque pregiudizio ideologico. Per quanto è umanamente possibile, penso di esserci quasi sempre riuscito. Non cadrò nemmeno oggi nel tranello, quindi dico soltanto che mi sono sempre stati sulle palle i seguaci «a prescindere», di qualunque corrente politica o religiosa si parli. I pentastellati che danno ragione a Grillo per forza anche quando se ne esce con dei veri e propri harakiri mediatici, i renziani che credono – nonostante tutto – alle panzane del presidente del consiglio oppure i leghisti che si indignano con gli immigrati anche quando mostri loro che forse sarebbe il caso di prendersela con qualcun altro.
Il quesito che mi (e vi) pongo è il seguente: esiste ancora qualche «essere pensante» in questo paese? Ovviamente si parla di numeri statisticamente rilevanti. E per quanto riguarda noi giovani? Quanti di noi leggono criticamente una notizia, quanti confrontano varie fonti per cercare di eliminare il più possibile i residui ideologici e pregiudiziali? E quanti invece, dall’altro lato della medaglia, assorbono tutto senza chiedersi nulla? Sarò anche pessimista ma forse la risposta a quest’ultima domanda è banalmente «Molti». Che futuro può avere un paese di pecoroni?
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia