Il futuro a portata di Musk
La sera del 6 febbraio la società privata SpaceX, che fa capo a Elon Musk, ha lanciato in orbita il più potente razzo dai tempi dei viaggi verso la Luna, era il 1969.
Un lancio reso ancor più spettacolare dal fatto che ad essere spedita in orbita sia stata un’auto Tesla. L’auto è ora in direzione della fascia degli asteroidi in quanto la spinta parrebbe essere stata troppo grande, ma questo è un dettaglio da ridurre al semplice gossip.
Intanto i numeri dell’impresa di Musk: alto 70 metri, il vettore Falcon Heavy può trasportare carichi di oltre 54 tonnellate in orbita bassa, compresa fra 160 e 2.000 chilometri dalla Terra, e oltre 22.000 chilogrammi nell’orbita geostazionaria, che si trova a quasi 36.000 chilometri di quota. Come se non bastasse, il vettore è dotato della capacità di riutilizzare ben 3 dei 4 moduli di cui è composto.
L’importanza di questi dettagli è palese e, nel lungo periodo, potrebbero avere un ruolo determinante per la nostra stessa vita e il nostro benessere.
I punti importanti dell’impresa dell’inventore sudafricano sono essenzialmente due. Il primo riguarda l’ovvia evoluzione tecnologica. Come detto, era dai primi anni ’70 che non si riusciva a portare in orbita un carico utile di tale stazza e, soprattutto, non si era semplicemente mai riusciti a far atterrare contemporaneamente sani e salvi due razzi laterali, pronti per un eventuale riuso.
Proprio la capacità di riutilizzare gli stadi iniziali del razzo introduce il secondo punto, il più importante, ossia l’abbattimento del costo di una immissione in orbita.
Per comprendere la portata di questa trovata occorre fare un passo indietro.
Fino al 2011 il costo di lancio in orbita era stato all’incirca costante e oscillante tra i 20.000 dollari per kg dei viaggi verso la Luna e i 10.000 dollari dei migliori vettori commerciali.
Solo nel 2012 entrava in scena SpaceX con il suo vettore Falcon 9 che, grazie al contenimento dei costi che solo un imprenditore privato può, vuole e sa fare, riusciva ad abbattere i costi fino all’attuale livello di 2750 dollari per kg.
In questo contesto si inserisce il Falcon heavy, che grazie ad un maggiore livello di riutilizzo, a regime potrebbe portare il costo a circa 1500 dollari per kg.
Tutto ciò, oltre l’ovvio risparmio, comporta l’espansione esponenziale del mercato. Del resto, la maggiore innovazione porta a nuovi prodotti e a nuovi mercati e ha come effetto finale un’espansione dell’economia. Mercato spaziale che già oggi supera i 350 miliardi di fatturato e di cui potenzialmente per ora, SpaceX potrebbe esserne il monopolista grazie alla superiorità tecnologica.
Sorge però a questo punto un problema:
preso atto della possibilità di andare nello spazio a costi contenuti, quale sarebbe la nostra missione lassù?
Si può guardare alla ricerca scientifica e il Falcon Heavy come ripete Musk può portare sonde direttamente su Plutone senza fare giri lunghissimi in cerca di fionde gravitazionali.
Abbiamo poi il mercato commerciale privato dei satelliti, che si è detto valere circa 350 miliardi di dollari.
Per il resto c’è ben poco, servono altre innovazioni e, soprattutto, nuovi soggetti.
Ecco allora la ragione per la quale, in momentanea mancanza di questi ultimi, SpaceX vuole andare su Marte e dall’anno scorso anche sulla Luna.
Musk parla di colonizzare il pianeta rosso.
Ma questa è tutta un’altra, bellissima, storia.
Una cosa è certa: la sera del 6 febbraio si è fatto un pezzo di storia.
«I’ve seen the future and it will be.
I’ve seen the future and it works».