Garantismo per i cittadini, non per i politici
Ci chiamano «giustizialisti», quando pretendiamo le dimissioni di un politico dopo una sentenza di primo grado, o a volte addirittura quando arriva il cosiddetto avviso di garanzia. Come ci ha spiegato Gerarda Monaco due ore fa, la storia giudiziaria italiana e non solo è stracolma di errori giudiziari, perché allora pensiamo sia giusto (e doveroso) per chi amministra la res publica dover sottostare a un trattamento diverso rispetto ai comuni cittadini?
La risposta è implicita nella domanda: perché non stiamo parlando di comuni cittadini, bensì di persone elette per governare i cittadini. Il potere nelle loro mani è troppo per poter essere concessa solo un’ombra nel passato e nel presente degli individui.
Ovviamente è necessario distinguere fra chi è indagato a causa di una denuncia pretestuosa e chi invece è beccato con le mani nella marmellata, fra chi è stato in passato condannato per reati contro lo Stato e chi invece – per esempio – in passato è stato condannato per aver interrotto un pubblico servizio durante una manifestazione di protesta. Sono casi diversissimi che meritano conseguenze differenti.
La presunzione di innocenza, caposaldo di ogni democrazia, rimane anche per i politici, ovviamente; gli si chiede solo di farsi da parte, salvo poi ricandidarsi quando ogni cosa sarà chiarita. La politica non è un lavoro, bensì un servizio, che va assolto con disciplina e con onore; e quest’ultimo può ritenersi infangato da una condotta non propriamente limpida, tanto da richiedere spesso un processo? Sì.
Non è questione di giustizialismo: un cittadino, che si occupi di politica o che faccia il panettiere, ha sempre il diritto di attendere i tre gradi di giudizio per la condanna e ha sempre il diritto di essere ritenuto riabilitato dopo aver finito di espiare la propria pena. È una questione di garantismo verso la politica: è meglio lasciare andare a buon fine qualche «complotto» per mettere fuori gioco una persona, oppure è meglio lasciare che in politica ci siano anche personaggi poco chiari e poco limpidi, implicati in faccende ancora non del tutto spiegate in via giudiziaria?
A incaricarsi di questo esame caso per caso devono essere i vertici di ogni partito e dovrebbero farlo per il proprio interesse e la propria credibilità di fronte all’opinione pubblica.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
In questo modo si concede alla magistratura un potere che non le spetta: ovvero quello di scegliere la nostra classe dirigente. Non mi pare una cosa saggia.