Genova alla Lega, sconforto e speranza dalla comunità di don Gallo
Domenico Chionetti, per tutti «Megu», è il responsabile della comunità di San Benedetto al Porto, fondata da don Andrea Gallo. Lo abbiamo intervistato sui risultati delle elezioni amministrative a Genova, dove al ballottaggio il leghista Marco Bucci (in foto) ha avuto la meglio sullo sfidante di sinistra Gianni Crivello.
Che significato dare a questa svolta a destra?
Per spiegarla si può usare una metafora, per non cadere nel rischio di fare un lungo elenco di disegni di legge, di dinamiche di politiche nazionali, di errori locali, di nomi legati alla politica locale e nazionale, che rischierebbero di annoiare. La metafora è quella dei figli che sperperano un patrimonio economico di famiglia; questa famiglia può essere la sinistra, il rapporto con i lavoratori, con i quartieri popolari, il centrosinistra. Questi figli negli ultimi anni lo hanno dilapidato, come quasi fossero dei giocatori d’azzardo. Oggi questi figli non solo non hanno più un quattrino, non solo hanno perso tutto, ma non riconoscono di essere ammalati, non riconoscono che il loro problema non sta nel decidere nomi, leader, la parola sinistra o la definizione di un nuovo partito, ma sta nella capacità di risolvere problemi concreti e quindi di poter occuparsi concretamente dei problemi delle persone.
Un altro problema consiste nel riflusso del Movimento 5 Stelle: da una parte senza dubbio c’è l’astensionismo, uno degli elementi principali della sconfitta a Genova, ma bisogna anche tenere presente che quel 30% di un tempo del M5S è diventato 26% alle regionali del 2015, e 18-19% alle amministrative di oggi. Ciò porta a uno spostamento dei voti, sicuramente a destra, in quella «pancia» più razzista e xenofoba che è il voto leghista, che ha preso più consensi in questa tornata elettorale rispetto alle precedenti.
Crivello, il candidato di sinistra, ha detto che Genova è stata la culla della democrazia, che ha l’antifascismo nelle vene. Continuerà a essere così o la città cambierà identità?
Questa è una sfida da vedere, io sono ottimista e non potrei essere altrimenti. Genova è stata tante storie: la Genova operaia, la Genova da cui la prima parte d’Italia e d’Europa all’inizio del secolo è partita per l’America, la Genova dei social forum globali del G8, la Genova della resistenza… Se ritrova questo spirito nella dimensione del lavoro, dei giovani e nella opposizione a questa amministrazione che presto farà sentire il proprio tentativo di cambiamento culturale della città, credo di no, sarà difficile che questo tentativo riesca perché l’astensione è stata l’elemento decisivo: mai si era registrata una partecipazione così bassa, un voto ben al di sotto del 50%, e quindi credo che ci sarà una reazione, ma adesso siamo ancora lontani dal produrla.
Crivello è stato criticato per la sua posizione antiproibizionista sulla legalizzazione della cannabis, e accusato di occuparsi di problemi che non sono di primo piano.
La legalizzazione della cannabis è un problema di primo piano per tanti motivi, per esempio dal punto di vista del finanziamento alla criminalità organizzata, alle narcomafie e al mercato nero: tante volte Roberto Saviano ha spiegato cosa significherebbe togliere quella fetta di mercato alla mafia. È anche una questione pedagogica, di prevenzione per milioni di ragazzi che sono coinvolti nell’utilizzo delle cosiddette droghe leggere, e per famiglie che si trovano a fare i conti con questi problemi e con le ricadute penali. In ultima istanza è importante anche per la difesa del lavoro, perché la canapa, lo dimostrano moltissime fiere, in Italia a Bologna, Napoli e Roma, ma anche negli Stati Uniti, è una risorsa eccezionale sia dal punto di vista tessile sia delle risorse ambientali, sia per la possibilità di coltivazione anche nei terreni liguri, di poter fare impresa anche per i giovani, di poter essere uno strumento produttivo, anche alimentare e farmacologico. Da questo punto di vista i temi legati alla legalizzazione della cannabis sono un punto che rappresenta diverse dinamiche a cascata che si rischia di pensare come sovrastrutturali o inutili ma che in realtà strutturano la nostra società.
Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso, ha sostenuto che Don Gallo è stato un cattivo maestro per Genova.
La reazione a queste parole, sia social sia delle persone singole, è stata talmente forte che non abbiamo avuto bisogno di commentarle, si commentano da sole per la propria pochezza. Non hanno avuto nessun rilancio, nessun’eco, non c’è stato un solo soggetto pubblico, neanche di destra, che le abbia riprese, sono avvizzite intorno al suo oratore.
Questo cambiamento di amministrazione provocherà dei cambiamenti per la vostra comunità?
Cambieranno le cose per molti. Edoardo Rixi, uno degli esponenti di spicco della Lega Nord, ha annunciato già al secondo giorno dall’insediamento di Bucci che Genova uscirà dallo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr), non sapendo neanche di cosa sta parlando, non sapendo che si tratta di accoglienza per persone che hanno già avuto la protezione internazionale, quindi sono rifugiati politici e spesso sono anche minori, di cui ci si deve occupare obbligatoriamente. Sicuramente avremo una vita più difficile, dovremo lottare per portare avanti le nostre linee di accoglienza politiche e culturali, come molti altri dovranno fare: non c’è più un riferimento istituzionale in tutta la regione che possa accogliere le nostre istanze ma anche quelle di molti come noi; saranno anni difficili.