È grazie alla sinistra che siamo figli di Berlusconi
Giovedì 29 settembre 2016: giornali, telegiornali e social network sono invasi dalla notizia del giorno, Silvio Berlusconi compie ottant’anni. Tra articoli in cui l’ex Cavaliere viene descritto come un perseguitato, altri in cui lo si dipinge come il male assoluto, altri ancora in cui lo si tratta come un povero nonnino, si dimentica invece quale influenza — negativa o positiva, a seconda del punto di vista — abbia avuto l’ex premier sulla politica italiana.
Stendiamo un pietosissimo velo su un articolo su Vice a firma Mattia Salvia il cui scopo era quello di elencare gli «80 modi in cui Berlusconi ha reso l’Italia un posto peggiore» e che invece pare ammiccare a Silvio in una preoccupante comunione d’intenti. Proviamo invece a capire quale sia stata la più grande responsabilità del patron di Fininvest in 22 anni di vita politica.
Berlusconi ha cambiato la mentalità degli italiani: nel 1994 era il selfmade man che si affacciava alla politica, l’imprenditore che sentiva in sé il bisogno di farsi promotore della fantomatica «rivoluzione liberale» per rendere l’Italia un posto migliore. Un homo novus dopo gli scandali e le disillusioni di Tangentopoli che riuscì al primo colpo a essere eletto, salvo poi cadere grazie alla Lega di Umberto Bossi. In più di un ventennio di politica italiana, Silvio Berlusconi è stato sempre presente: quand’era al governo ma anche quando gli toccava l’opposizione. La sinistra non lo capì e, anziché produrre qualcosa di nuovo e di migliore dell’avversario, ne fece una battaglia personale finché non ebbe bisogno dei voti di Forza Italia in parlamento.
Berlusconi ha sdoganato la piccola illegalità dell’italiano medio trionfando nella grande illegalità del mastodontico imprenditore. Se nella Prima Repubblica il politico doveva essere uomo rispettabile (almeno all’apparenza), l’ex cav ha mandato tutto allegramente in vacca: fra battutine volgari e di cattivo gusto, bestemmie, frasi inadeguate e così via. Sfociando infine nella condanna in Cassazione per evasione fiscale nel 2013 che, con la decadenza da senatore e i servizi sociali a Cesano Boscone, ha sancito il tramonto del Silvio pubblico, mentre quello «privato» continuava a influenzare la politica nazionale.
In un momento in cui i partiti sono in difficoltà tanto quanto hanno pelo sullo stomaco, Berlusconi (seppur con delle percentuali molto ridotte rispetto a un tempo) è un alleato utile che però non dà nulla per nulla.
Non dimentichiamoci però che Silvio ha portato in politica l’italianità media: ha fatto del dibattito uno scontro violento (con macchine del fango pronte a essere attivate), ha supportato le istanze becere di una borghesia ricca e ignorante, ha aizzato le folle contro la magistratura solo perché il primo ad avere il culetto scoperto era lui. E non scordiamoci che tutto questo è stato possibile anche grazie a un’opposizione che non è mai esistita, almeno fino al 2013: la sinistra ha sempre fatto dell’antiberlusconismo un vanto senza però mai combatterlo sul serio, senza mai proporre un’alternativa altrettanto accattivante, senza mai produrre alcunché, preferendo invece cambiare diecimila volte leader e nome del partito. Non dimentichiamoci chi è stato e chi è Berlusconi, ma non dimentichiamoci neppure chi non ha nemmeno cercato di contrastarlo.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Tutto terribilmente vero. Ma chi importa? Questi capetti da commedia diventano duci in Italia.