Contro i «gridatori di slogan»

Sono appena tornata da una giornata di «formazione». Sono cotta. In questi due anni mi sono «formata», ho conosciuto stili diversi di educazione, vari guru che si approcciano al pubblico in maniera diversa, mettendo in luce vari aspetti della vita e della personalità. da tutti loro ho preso molto, o qualcosa, insomma quello che mi serviva e sono loro grata. Ma non ho mai assorbito tutto come una spugna, ho migliorato la mia personalità e il mio modo di fare e sono orgogliosa del mio lavoro.

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Tuttavia voglio che sia chiara una cosa: basta motivatori, gridatori di slogan, gente che mi dice cosa devo pensare e mangiare, basta a quelli che mi offrono un caffè solo per cercare di vendermi qualcosa, basta a gente che cerca di cambiarmi o che denigra il mio tranquillo conto in posta; non voglio più gente che mi citi a pagamento frasi ispiratrici che per anni ho letto gratis sulle magliette di mio padre. I buoni consigli li so a memoria, so cosa devo fare e cosa evitare. Non cercate di tirarmi dentro ai cosiddetti Network Marketing (moderne vendite basate su passaparola). Tutto quello che voglio fare è studiare fino alla laurea e scrivere. Basta. Poi un giorno avrò spazio per il Marketing. Come ho detto, tutti i motivatori sono diversi, ma tutti hanno in comune la convinzione che il posto fisso non esiste quasi più, che si può essere felici in ogni caso e che queste vendite sono il futuro del lavoro. Probabilmente hanno ragione, ma al momento mi sento inadeguata. Il poeta Gozzano scriveva che la passione letteraria fa la vita simile alla morte, «meglio la vita ruvida concreta del mercante, inteso alla moneta». E poi «Quel che fingo d’essere e non sono». Un verso conclusivo, isolato, di un’amarezza sconcertante. Quando l’ho letto mi sono venuti i brividi. La cosa migliore che ho ottenuto da questi corsi, una delle migliori, è stata scendere giù dal mio mondo fiabesco, popolato da draghi e giocatori di scacchi, e tornare qui. Sono una ragazza con le ruote per terra, io.