Homo sapiens, migrazioni e clima: che cosa dice uno studio
Un gruppo internazionale di ricercatori ha pubblicato su Communications Earth and Environment una ricostruzione del clima degli ultimi 200000 anni per l’area che attualmente è occupata in gran parte dall’Etiopia. Sono quindi disponibili dati molto dettagliati sul clima per il periodo in cui i primi homo sapiens decisero di farsi strada dall’Africa all’Asia e all’Europa. Frank Schaebitz (Università di Colonia, Germania) e colleghi hanno determinato gli intervalli temporali delle variazioni climatiche grazia al carotaggio di sedimenti lacustri che si depositarono nel bacino del lago di Chew Bahir, nel sud dell’Etiopia, dove sono stati rinvenuti numerosi fossili di sapiens.
La risoluzione temporale dei campioni è molto elevata, tanto da raggiungere i dieci anni: significa che è stato possibile definire i cambiamenti del clima per intervalli di un decennio. La ricchezza dei dati ha messo in luce che nelle pianure dell’Africa orientale da 200000 a 125000 anni fa il clima era relativamente umido, con acqua a sufficienza e abbondanti risorse alimentari- vegetali ed animali. Da 125000 a 60000 ani or sono il clima divenne gradualmente più secco, per diventare particolarmente arido tra i 60000 e i 14000 anni fa.
Gli scienziati raccolgono informazioni sul clima del passato perforando i sedimenti lacustri perché nei laghi si ha un accumulo continuo di sedimenti che, grazie ai fiumi immissari, provengono da un ampio bacino idrografico attraverso l’erosione. Oltre ai componenti minerali, i sedimenti includono materiale organico e resti di organismi che vivono nel lago. Quando è possibile carotare tali sedimenti si possono poi trarre conclusioni precise sulle condizioni ambientali del passato e anche ricostruire il clima con estrema precisione.
Da novembre a dicembre 2014 i ricercatori hanno effettuato un carotaggio di circa 300 metri nel cuore di Chew Bahir, che ai nostri giorni si asciuga durante la stagione secca. Nella sua interezza, la carota ha permesso di ricostruire la storia climatica fino a 620000 anni fa, ma più si va indietro nel tempo minore è la precisione con la quale la si può ricostruire. Invece, «la carota ha consentito di coprire cronologicamente l’intera storia del clima del periodo primitivo dell’homo sapiens in Africa», afferma Schaebitz, «alcune parti dei sedimenti consentono di comprendere quali variazioni ci sono state nel clima a intervalli di dieci anni, cosa che non ha precedenti per questa parte dell’Africa. Abbiamo insomma potuto ricostruire anche cambiamenti climatici a brevissimo termine».
È significativo notare che oltre ai cicli a lungo termine i ricercatori hanno messo in luce fluttuazioni di umidità sorprendenti a breve termine, i cui modelli temporali ricordano le fluttuazioni del clima freddo-caldo ricostruite grazie alle carote di ghiaccio della Groenlandia. «Possiamo affermare», prosegue Schaebitz, «che le persone che vissero in Africa orientale a quel tempo vennero esposte a cambiamenti estremi dei loro ambienti in archi di tempo piuttosto brevi. È interessante notare, poi, che proprio nel periodo da 60000 a 14000 anni fa, quando le pianure dell’Africa orientale videro ripetuti periodi particolarmente aridi, numerosi reperti archeologici portati alla luce sulle montagne etiopi testimoniano che parte dei nostri antenati si erano spostati a vivere a quote più elevate, mentre altri lasciarono il continente». Anche le armi e gli strumenti delle persone che vissero in quel periodo ebbero una forte evoluzione: è possibile che il maggiore stress ambientale abbia imposto tali sviluppi.
La ricerca concorda nettamente con i dati genetici dei sapiens: i nostri diretti antenati genetici lasciarono l’Africa tra 70000 e 50000 anni fa e i loro discendenti raggiunsero l’Europa sud-orientale da 50000 a 40000 anni fa, dove incontrarono i Neanderthal.