I cinque mutamenti stilistici della scrittura nel corso della Storia
Argomentare sulla variabile diacronica della scrittura significa concentrarsi sugli aspetti che in essa hanno subito variazioni in rapporto al tempo. L’analisi della scrittura attraverso questa variabile è fondamentale nel dimostrare la sua dinamicità. Su questa base, si può prendere in considerazione una classificazione temporale divisa in cinque periodi storici, ognuno caratterizzato da un proprio stile. Da questa ricostruzione è possibile riscontrare i mutamenti stilistici fondamentali.
Dopo la comparsa degli ideogrammi e la successiva codifica sillabica dei fonogrammi – dove trovarono associazione i segni grafici in riferimento con i rispettivi suoni – la scrittura caratterizzata da un sistema alfabetico è storicamente riconducibile – nel suo sviluppo completo – ai Fenici, in un processo partito a Ugarit a partire dal 1400 a. C., fino ad arrivare – grazie ai Greci – alla comparsa delle vocali e alla scrittura che caratterizza la cultura occidentale, che da sinistra si sposta verso destra.
La classificazione a cinque si distingue in: scrittura classica, medioevale, rinascimentale, settecentesca e novecentesca.
Partendo dalla scrittura classica, essa si caratterizzava per l’assenza di punteggiatura, eccezion fatta per il punto. In essa si poteva già riscontrare la presenza della differenziazione tra lettere maiuscole e lettere minuscole, dove le prime venivano utilizzate principalmente per indicare i numeri.
Successivamente, attraverso la scrittura medioevale, cominciarono a esser identificati dei blocchi sintattici, con la presenza della punteggiatura metrica all’interno del contesto poetico. Fu in questo periodo si sviluppò la scrittura gotica «Textura» che si diffonderà nel XV secolo con l’arrivo della stampa a caratteri mobili. L’aspetto simbolico fondamentale, che caratterizza e simboleggia la scrittura medioevale, è la cosiddetta «capolettera» posta in apertura e differenziata dal resto del testo a livello di dimensione e, spesso, anche di colore.
Cronologicamente, si poté riscontrare un ulteriore passo avanti con l’arrivo della scrittura rinascimentale. In essa comparvero elementi fondamentali della punteggiatura: l’apostrofo, l’accento e il punto e virgola. Inoltre, debuttarono il «Pacioli» e il «Feliciano», due caratteri tipografici ancora oggi utilizzati, e ottenne stabilizzazione l’utilizzo della lettera maiuscola.
Fu con la scrittura settecentesca che si fece un passo avanti decisivo nel percorso che portò al raggiungimento dell’assetto moderno. Trovarono stabilità aspetti centrali come la punteggiatura, il periodo e il lessico cominciò a risultare aderente alla realtà linguistica. Le frasi trovarono la loro caratteristica principale nella ricerca della sintesi e comparve l’utilizzo frequente della catena anaforica come collante testuale.
Infine, con l’arrivo del 1900, l’influenza sociologica si fece spazio all’interno del contesto della scrittura mediante la necessità di raffigurare, anche se con poco successo, le differenze interne alle varie classi sociali.
Simone, ventottenne sardo, ha vagato in giovanissima età per il Piemonte, per poi far ritorno nell’isola che lo richiamava. Ama scrivere su tematiche politiche ed economiche. Legge per limitare la sua ignoranza.