I clan mafiosi si spartiscono il Veneto
Era il 13 Giugno 1993, il giorno in cui arrestarono per la seconda volta Felice Maniero, al largo di Capri. In questo giorno ricade l’inizio della fine della parabola criminale del capo indiscusso della Mala del Brenta. Dopo l’ultimo arresto di Maniero a Torino, il Veneto è stato considerato, dai suoi stessi abitanti, un luogo dove il crimine mafioso non era più presente e dove furti, sequestri e omicidi appartenevano ai ricordi del passato.
Dopo il caso «Aspide», da alcuni anni, nel silenzio della Valle Padana, si è invece instaurata un’organizzazione malavitosa, tanto che la scorsa settimana si è verificato l’ennesimo 13 giugno, non riguardante l’ennesimo arresto del capo mafioso di una famiglia radicata nel territorio, ma l’arresto di un’intera organizzazione criminale infiltratasi in Veneto grazie ai contatti all’interno delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine.
Il Veneto si è così svegliato per l’ennesima volta con le sirene della Guardia di Finanza e della Polizia, coordinate dalla Procura di Venezia. Un’operazione conclusasi con 50 arresti , 11 obblighi di dimora e un sequestro di 10 milioni di euro. Questa nuova organizzazione si era letteralmente trasferita in Veneto da Casal di Principe, arrivando ad avere affari nel riciclaggio, nell’estorsione, nelle rapine, nella prostituzione, nel lavoro nero, nel caporalato e nella droga.
Il meccanismo era il seguente: una società o un’azienda in mancanza di liquidità chiedeva un prestito a questa organizzazione, che riusciva così a far riciclare il denaro. Successivamente il clan applicava un tasso usurario alla somma che aveva prestato, arrivando a compiere vere e proprie estorsioni nei confronti dei titolari delle aziende. Infine, il denaro ricavato veniva utilizzato per finanziare il traffico di droga e la prostituzione. Tutto questo accadeva lungo la Costiera Adriatica tra San Donà di Piave, Jesolo, Caorle ed Eraclea, dove, proprio in quest’ultimo comune, è stato arrestato il Sindaco, Mirco Mestre, che nelle elezioni primaverili del 2016 aveva vinto con uno scarto di appena 81 voti, che la procura ritiene siano arrivati proprio dal clan Casalese.
Purtroppo la significativa operatività in Veneto di gruppi originari del Sud Italia tende a diventare sempre più stabile.
Secondo la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia del periodo gennaio-giugno 2017, ci sono molte realtà mafiose meridionali che si sono stabilite nelle sette province venete:
– Rovigo: ‘Ndrangheta (Traffico di droga)
– Treviso: ‘Ndrangheta (Riciclaggio)
– Vicenza: ‘Ndrangheta (Riciclaggio e Edilizia)
– Belluno: Beni sequestrati alla Camorra e alla Sacra Corona Unita
– Verona: ‘Ndrangheta (traffico di droga, riciclaggio, edilizia, estorsioni); Camorra(Riciclaggio in zona Lago di Garda)
– Padova: ‘Ndrangheta(droga, riciclaggio); Camorra(Rifiuti, riciclaggio); Piccola presenza Mala del Brenta
– Venezia: ‘Ndrangheta(Traffico di cocaina, edilizia); Cosa Nostra(Cantieristica Navale, edilizia); Camorra(Riciclaggio e contraffazione); piccola presenza della Mala del Brenta.
Il 21 marzo si svolgerà nel cuore del Veneto, a Padova, la Manifestazione Nazionale di Libera, per ricordare le vittime innocenti della mafia. Don Luigi Ciotti ha voluto così rammentare la presenza e l’estensione delle attività criminali mafiose anche nel Nord-Est, cercando di risvegliare la coscienza di coloro che per troppe volte hanno chiuso gli occhi, affinché tutti possano capire il vero danno che viene arrecato alla società.
Nato a Padova il 30 Aprile 1997, dove vive.
Ha studiato presso l’Istituto Tecnico per Geometri Belzoni.
Ha frequentando l’Istituto Tecnico Superiore per il Risparmio Energetico ITS-RED Academy
Attualmente lavora come Geometra, esperto in rilievi topografici compiuti con droni e laser scanner.