I consigli di tre giornalisti a chi vuole fare questo mestiere
Nelle redazioni dei quotidiani cartacei l’età media dei giornalisti supera i 50 anni, questo è quanto emerge dall’analisi di «WatchDogs». Il ricambio generazionale in questo settore è minimo e sono pochi i giovani che riescono a trovare il proprio spazio negli «imperi di carta». Cosa può fare quindi un giovane per riuscire a farsi strada in questo mondo? Lo abbiamo chiesto a tre giornalisti, raccogliendone i consigli: il direttore del FattoQuotidiano.it Peter Gomez, il caporedattore del Corriere della Sera Giovanni Viafora e il giovane redattore del Messaggero Alessio Esposito.
Le Scuole di Giornalismo
Tutti gli intervistati concordano sull’importanza delle Scuole di Giornalismo, che sono la via più sicura per arrivare a lavorare nei media. Questo essenzialmente per tre ragioni: sono professionalizzanti, fornendo agli studenti competenze pratiche spendibili nel mondo nel lavoro, permettono di accedere a opportunità importanti grazie agli stage curriculari e infine permettono l’accesso all’esame di Stato da giornalista professionista: «Giornalisti non ci si improvvisa, giornalisti si diventa attraverso un percorso che permette di essere riconosciuti tali dall’Ordine», spiega Alessio Esposito, diplomato alla Scuola di Giornalismo della Luiss di Roma e oggi redattore del Messaggero.
Della stessa idea è anche il caporedattore del Corriere Giovanni Viafora. A causa di una serie di fattori combinati, infatti, i quotidiani italiani sono «sempre più poveri» perché «anche la pubblicità sta abbandonando i giornali per andare sui social». Questo li porta a essere un sistema «bloccato» dove c’è poco incentivo al merito e poca mobilità. L’unico modo per sperare di entrarci, quindi, è fare una Scuola di Giornalismo che costa in media 14mila euro per un biennio, una cifra che non tutti possono permettersi, rendendo così il giornalismo un mestiere per ricchi.
Le competenze prima di tutto
«Devi essere un fenomeno per entrare nei giornali», spiega Viafora. Lui ha iniziato giovanissimo, a 17 anni, sfruttando un mezzo, internet, che era ancora agli albori: «Ho cercato di crearmi un ventaglio di competenze multimediali il più ampio possibile, perché non sai mai quale strada poi si aprirà quindi devi essere pronto a cimentarti in tutto. Una volta che acquisisci esperienza puoi anche capire dove indirizzarti».
E bisogna crearselo anche piuttosto in fretta, questo bagaglio di competenze, perché quando i giornali assumono guardano anche all’età del candidato, come ci spiega Peter Gomez: «La regola che ci siamo dati è che quando dobbiamo fare un’assunzione, cosa purtroppo rara, cerchiamo di prendere persone che, a parità di capacità, siano il più giovani possibile per mantenere un contatto con la realtà. Poi ci sono alcuni argomenti che hanno bisogno di una certa esperienza. È difficile buttare un giornalista di ventitré o ventiquattro anni a fare l’economia perché per trattarla devi avere una tua agenda. Invece è molto semplice fargli fare la cronaca perché in questo modo riesce a crearsi una sua agenda e a crescere».
Tentare strade poco battute
Il giovane giornalista deve cercare di essere un valore aggiunto in una redazione, ci spiega Viafora: «La sostanza è portare qualcosa di nuovo, contenuti o competenze che altri non hanno. Bisogna essere molto preparati, bisogna studiare, conoscere bene le lingue. Le avanguardie non sono in Italia, bisogna guardare all’estero». Uno sguardo all’estero è fondamentale, anche per cercare opportunità di lavoro. Per usare le parole di Peter Gomez, «è sbagliato rinunciare all’idea di poter fare questo mestiere scrivendo in inglese quando questo ti dà la possibilità di entrare in un mercato molto più ampio. Per quanto riguarda il giornalismo online la situazione nei paesi anglosassoni non è la nostra perché loro si rivolgono a un pubblico potenziale di un miliardo e mezzo di persone».
Online, sì, perché la carta stampata potrebbe avere vita breve, perché «legata indissolubilmente a certe abitudini che erano proprie di una generazione che si sta esaurendo. Le copie vanno via via perdendosi al procedere dell’età e quello è un processo irreversibile», è l’opinione di Giovanni Viafora, che ci tiene a precisare come «sul digitale le risorse e le prospettive sono molto diverse».
La situazione non è assolutamente rosea e questa è una cosa che l’aspirante giornalista deve tenere bene a mente: serve perseveranza, certo, ma anche, come ci ha spiegato Peter Gomez, bisogna ricordarsi che «vista la situazione di mercato, non sempre essere più bravi, purtroppo, paga».
Progetto WatchDogs: supervisione giornalistica di Tito Borsa
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