Siamo tutti più buoni: è Capodanno
Anche il 2013 è finito e come ogni anno la televisione italiana, a reti unificate, ha trasmesso il discorso del nostro Presidente della Repubblica Giorgio I “il Vegliardo”. Egli ci ha gentilmente ricordato, come se servisse, che l’anno appena trascorso è stato un anno difficile e burrascoso e “inquieto sul piano politico e istituzionale”. Ha poi iniziato a leggere alcune lettere di quei pochi italiani che ancora lo vedono come il loro Presidente e non come un monarca assoluto. Ma la pateticità di queste scene, l’ipocrisia che esce da ogni poro del volto di quel vecchio e il disperato tentativo di aggrapparsi agli ultimi appigli di credibilità sono divenute presto non più sopportabili e ho dovuto interrompere la visione. In ballo c’era la mia dignità di cittadino. Un’ultima cosa vorrei dire a proposito: parlando dei giovani, ha affermato di fare qualunque cosa per il loro, per il nostro, futuro, nei limiti imposti dalla posizione che ricopre. Se ci pensiamo un attimo, da uno come Giorgio Napolitano che, solo negli ultimi due anni e qualche mese, ha sciolto il Governo Berlusconi IV, ha fatto sorgere dal nulla il Governo tecnico di Monti il bocconiano, ha istituito i “saggi” e poi, infischiandosene dei risultati delle elezioni di febbraio 2013, ha finalmente realizzato il suo sogno col Governo Letta, possiamo quindi aspettarci grandi cose, prodigi addirittura, dal momento che la sua carica sembra aver perso ogni limite di potere.
Ha tutt’altro spessore il discorso di Beppe Grillo, ormai divenuto tradizionale pure esso: il leader del M5S si è spogliato della sua maschera fatta di urla e parolacce e ha tenuto una linea tranquilla, pacata, pur dicendo cose da far rabbrividire gli italiani onesti. Il suo discorso è stato un po’ il programma del 2014 del MoVimento 5 Stelle pur senza risparmiare critiche agli avversari politici e al popolo italiano (“Letta jr per vent’anni ha fatto il nipote di suo zio”, per esempio). Tutto sommato si è trattato di un discorso anomalo, rispetto ai comizi di Grillo che siamo abituati a sentire: forse anche il comico si è accorto di aver ecceduto col teatro di fronte ad una popolazione che può prenderlo facilmente alla lettera.
Il 31 dicembre 2013 è stato un Capodanno più incazzato del solito: si sperava di non vedere più la faccia di bronzo del Caimano se non attraverso le sbarre di una cella, si auspicava che il volto rugoso da vecchio quasi novantenne di Napolitano andasse in pensione, ci si augurava che ci fosse il tanto desiderato “ricambio generazionale” (in alcuni casi saltando tre generazioni) in Parlamento e nulla di tutto questo è avvenuto. Nonostante questo io sono fiducioso: una volta toccato il fondo abbiamo scavato troppo in profondità per poter pensare di rialzarsi in tempi così brevi. Il 2013 è stato l’anno del MoVimento 5 stelle che vince le elezioni (pur non venendo considerato nella formazione del Governo), è stato l’anno della condanna definitiva di Silvio Berlusconi, è stato l’anno della decadenza politica del suddetto, è stato l’anno del Comitato 9 Dicembre (non vogliono essere chiamati forconi) ed è stato l’anno della disfatta totale di quella parte politica che si spaccia per la sinistra. Ora tocca a noi: vogliamo dare alle cariatidi il tempo di riprendersi e di rimettere in moto la loro diabolica macchina, oppure è meglio reagire e fare qualcosa per rendere vivibile questo paese? A voi la scelta. Però se tra qualche anno siamo ancora messi così male, la colpa sarà solo vostra.
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia