Il 2019 sarà l’anno della cattura di Messina Denaro?

Il 15.01.1993 veniva arrestato Salvatore Riina, incontrastato capo di Cosa Nostra. La presa del potere da parte dei corleonesi si è realizzata mediante l’esercizio di un’inaudita violenza, protrattasi fino alla nota stagione stragista. Ancora oggi sono in corso procedimenti giudiziari volti ad accertare cosa realmente sia accaduto all’inizio degli anni novanta. Ci sono però degli elementi storici incontrovertibili: l’arresto di Riina fu l’inizio della fine di detta stagione. Tale risultato è stato possibile mediante una sapiente operazione di polizia giudiziaria posta in essere dal Capitano Ultimo (nome di battesimo: Sergio De Caprio) e dai suoi uomini.

Il Capitano Ultimo ha sempre avuto un rapporto conflittuale con i suoi superiori in ragione, soprattutto, delle sue attività investigative. Questo rapporto conflittuale persiste ancora oggi e, impropriamente o meno, pone degli interrogativi attorno ai seguenti temi: Aise, Consip, la latitanza di Matteo Messina Denaro. Andando con ordine:
il 16.09.2017 Andrea Fibozzi su Il Manifesto scriveva quanto segue: «Nell’estate di due anni fa il comandante generale dell’arma, Tullio Del Sette, firmò una circolare per escludere i vice comandanti dei reparti – De Caprio lo era del Noe – dalle funzioni di polizia giudiziaria. Mossa considerata contra personam, decisa dopo che un’intercettazione relativa all’inchiesta sulla cooperativa Concordia, una telefonata tra il comandante della Finanza e Renzi, era finita in prima pagina sul Fatto quotidiano. E proprio Del Sette è tra gli indagati dalla procura di Napoli per Consip, insieme al comandante della regione Toscana Saltalamacchia. L’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (gergalmente detto servizio segreto) – per l’uomo che ha tratto in arresto Riina. A volere Ultimo in tale ruolo è stato l’ex direttore di detta Agenzia: Alberto Manenti. Tale circostanza non si sarebbe potuta realizzare senza l’avallo del vertice politico responsabile in materia di intelligence: Matteo Renzi (allora presidente del consiglio), Marco Minniti (allora Ministro dell’Interno)».

Sulle attività di Ultimo presso i servizi segreti L’Espresso, in data 19/04/2018, a firma di Emiliano Fittipaldi, scriveva quanto segue: «Di carabinieri, alla fine, all’Aise ne arrivano 23. Inseriti nella Divisione sicurezza interna e al Rud. Il loro compito è quello di sorvegliare gli altri 007, controllare la loro fedeltà, le loro spese per le operazioni sotto copertura. Ma, nel periodo in cui Minniti cerca di mettere d’accordo le tribù del Sud della Libia con la speranza di bloccare all’origine il mercato e il flusso di profughi, vengono usati anche per alcune missioni in Africa».
Quando esplodono le polemiche attorno al caso Consip, il Capitano Ultimo viene restituito all’Arma dei Carabinieri, senza spiegazioni puntuali. In questo senso, Sergio De Caprio rivendica l’autonomia di questa decisione.

Pochi giorni fa e, precisamente, il 19/02/2019 Annalisa Chirico racconta, su Il Foglio, la presentazione del nuovo libro di Matteo Renzi, in occasione della quale lo stesso avrebbe affermato che il passaggio di De Caprio ai servizi gli era stato richiesto nell’ambito di una complessa attività che avrebbe dovuto portare alla cattura di Matteo Messina Denaro. Tale nuovo elemento ci porta qualche anno indietro e al momento in cui Ultimo assume il ruolo di Vicecomandante del Noe (Nucleo operativo ecologico dell’Arma dei Carabinieri). Francesco Timo, il 23/02/2011, riportava su www.tp24.it che la nuova missione di De Caprio sarebbe stata la cattura del superlatitante.
Il capitano Ultimo, invece, adesso è vice comandante del Noe, il nucleo operativo ecologico dei Carabinieri. La sua preda? Messina Denaro.

Il Noe sta, infatti, indagando sui nuovi business della mafia, l’eolico e il fotovoltaico, che in verità tanto nuovi non sono, almeno per la mafia. Messina Denaro è stato il primo ad intuire e controllare il mercato del vento, a capire come l’energia si sposasse con il cemento, che le torri stanno in piedi solo con tonnellate di calcestruzzo per le fondamenta. Il vento per girare con gli affari ha bisogno della terra. Servono cabine, elettrodotti, strade. È un giro di centinaia di milioni di euro ai quali si aggiungono gli ingenti finanziamenti regionali. Incentivi tra l’altro nettamente superiori alla media europea. Nel 2009 il costo totale per la spinta alle fonti rinnovabili, come l’eolico e il fotovoltaico, ha superato i 2 miliardi di euro, e saranno 5 nel 2015 e 7 nel 2020. In Sicilia da fine 2009 svettano 900 torri del vento in 33 parchi eolici. Alcune, le più possenti, quelle di ultima generazione, sono alte 105 metri, come un grattacielo di 30 piani. Il valore di un parco eolico di 30 pale, in media, è di 15 milioni di euro. Il più ingente sequestro di beni mai effettuato in Italia è avvenuto proprio nel business dell’eolico: il 13 settembre 2010 la Direzione Investigativa Antimafia sequestra a Vito Nicastri beni per un miliardo e mezzo di euro. Nicastri, alcamese, di mestiere fa lo sviluppatore, attività che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici. Con parte del patrimonio sequestrato veniva finanziata la latitanza di Messina Denaro e le attività del mandamento mafioso (Castelvetrano) sotto il suo dominio.

Nonostante il cerchio attorno al super latitante sia sempre più stretto, la cronistoria svolta pone diversi interrogativi: è vero che Ultimo sia trasmigrato con i suoi ai Servizi per svolgere una attività funzionale alla cattura di Messina Denaro? Quali sono state le ragioni che hanno impedito il perseguimento dell’obiettivo di cui al punto precedente? Considerato che nel 1993 è stato arrestato Riina, che nel 2006 – 13 anni dopo – è stato arrestato Bernardo Provenzano, che sono passati altri 13 anni, il 2019 sarà l’anno della cattura di Matteo Messina Denaro?