Il coronavirus ha rivelato chi sono gli imbecilli tra di noi
Se c’è una cosa, una soltanto, di cui dobbiamo essere grati al coronavirus è di aver fatto uscire allo scoperto gli idioti che abbiamo tra i nostri amici. Fede verso bufale a cui non crederebbe nessuno, vaneggiamenti sulla «dittatura sanitaria» o incoscienza criminale, questi sono i tre segnali più diffusi che abbiamo per capire se il nostro vicino di casa, il nostro migliore amico o il nostro compagno è una testa di cazzo.
Se a cavallo tra febbraio e marzo, quando anche i virologi brancolavano nel buio, chi credeva a queste idiozie era in qualche modo giustificato dall’ignoranza collettiva in merito al Covid e alle ragioni del contagio, oggi non c’è più nessuna scusa. Sono mesi che veniamo bersagliati da informazioni sul virus, dire sciocchezze non è più consentito perché ognuno di noi – se ha voglia di informarsi – ha tutti i mezzi possibili per raccogliere le nozioni necessarie per non sembrare un idiota. O per non esserlo.
Preda di questo rincoglionimento collettivo sono troppo spesso stati i famigerati dpcm, i Decreti del presidente del Consiglio dei ministri, che queste mandrie di imbecilli ha passato il tempo a capire come aggirare, anziché rispettarli perché mettevano nero su bianco regole di assoluto buon senso. Ora che si parla delle feste a casa, ecco i soloni di stocazzo vaneggiare di «clima dittatoriale», di «violazione della privacy» o di «Stato che ti entra in camera da letto», quando solo un cretino organizzerebbe dei festini in casa durante una pandemia.
Chi cerca di racimolare voti andando dietro a questi fenomeni è Matteo Salvini, che però è tutto fuorché stupido. Il segretario della Lega, secondo la mimetizzazione dell’acume che ormai è il suo marchio di fabbrica, ha twittato: «Non più di sei persone a casa di ciascuno… Perché sette porta sfortuna? Togliamo la Polizia dalle strade e la trasformiamo in psico-polizia per controllare i condomini??? Neanche George Orwell sarebbe arrivato a tanto, siamo alla follia, rileggiamoci “1984”».
Ovviamente Salvini sa che, se si vogliono permettere gli incontri domestici senza che questi diventino dei festini, un numero di persone massimo bisogna metterlo. Se no dove sta la differenza tra un pranzo tra amici e un party? E Salvini sa anche che la sua triste battuta avrebbe potuto essere fatta pure se il limite fosse stato di 7, 8, 9 o 10 persone. Ovviamente è un limite arbitrario, ma qualcuno doveva prendersi la responsabilità di metterlo.
Se anziché perdere tempo dietro a questi vaneggiamenti, questi simpaticoni utilizzassero queste energie per studiare, il mondo sarebbe un posto migliore. Non chiamateli «negazionisti»: i negazionisti «veri», quelli che negano la Shoah, nella loro follia perlomeno negano qualcosa che non hanno vissuto. E non fraintendetemi: quelli già sono da rinchiudere, in una scuola. Negare una pandemia mentre la si sta vivendo è molto peggio. Rendiamocene conto.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia