Il DNA artificiale per comprendere l’evoluzione della vita
La grande bellezza che accompagna autori distopici del ‘900 come George Orwell e Aldous Huxley è senz’altro la loro lungimiranza nella visione del futuro. Oggi molte cose che sembravano assurde allora, assumono un’aria molto reale. Infatti è notizia recente che alcuni ricercatori siano riusciti a sintetizzare un DNA del tutto artificiale.
Questo scorcio di realtà ci ricorda gli accadimenti di Mondo Nuovo di Huxley, libro distopico che rappresenta un mondo dove è lo stato a controllare le nascite e a modificare il DNA e le caratteristiche dei nascituri.
L’aspetto raccapricciante è rappresentato soprattutto dal fatto che tali idee sono state scritte in inchiostro su carta già ben prima che l’uomo scoprisse la struttura del DNA.
Quanto si è vicini oggi a questa realtà?
Alcuni scienziati sono stati in grado di creare un DNA artificiale formato da una doppia elica costituita da quattro nuove basi azotate aggiuntive, ovvero questo nuovo DNA è composto da quattro nuove unità che si aggiungono alle cinque unità ripetitive che compongono il DNA.
La ricerca che ha portato a questa scoperta non è stata istituita su due piedi, ma è frutto di un progetto nato nel 2011, finanziato dalla NASA e dalla società americana Applied Molecular Evolution Foundation.
Il team di ricerca chiamato Hachimoji DNA, ovvero «otto lettere» in giapponese, ha proseguito negli anni incrementando il numero di nuove lettere aggiunte, creando le prime due proprio nel 2011 e realizzando un DNA di sei lettere funzionante all’interno di un organismo vivente già nel 2018.
Le nuove basi azotate create fino ad ora sono quattro e vengono individuate tramite le lettere P, B, Z, D e analogamente a quelle naturali e sono suddivise in purine e pirimidine, tuttavia sono formate da nuovi parametri chimici che influenzano il bloccaggio e il piegamento dell’elica di DNA.
Un ulteriore passo di questa scoperta non è solo la creazione di questo nuovo DNA, ma anche il conseguente studio del comportamento di tale doppia elica se sottoposta a diverse condizioni. Ciò che emerge da questa analisi è che il nuovo DNA artificiale è correttamente funzionante, anzi secondo i ricercatori il nuovo materiale genetico sarebbe in grado si trasformarsi, generare nuovi codici e dunque evolvere.
Qual è l’obiettivo finale della ricerca?
I ricercatori mirano a creare nuovi nucleotidi al fine di raddoppiare il numero di codici disponibili e migliorare l’attuale conoscenza della chimica della vita. Gli scienziati sperano di mettere alla prova il DNA artificiale per riuscire a comprendere l’evoluzione della vita e riuscire così a comprendere maggiormente il sistema genetico.
Questo ultimo passo della scienza, sebbene possa generare preoccupazioni e possa far pensare ad un futuro apocalittico, se ben sfruttato, potrebbe essere un nuovo modo efficiente per poter studiare la vita, e dunque poter studiare i suoi punti di debolezza e di forza.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.