Il Pd, quel partito che può ospitare Boldrini e Lorenzin
Il Governo Conte II e la fuoriuscita di Matteo Renzi dal Pd stanno causando una piccola grande transumanza politica. Tra le più discusse degli ultimi giorni ci sono gli arrivi in casa dem dell’ex presidente della Camera LeU Laura Boldrini e la ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin.
Le due, non si sa per quale assurdo gioco del destino, si troveranno a essere compagne di partito e il Pd diventa quella formazione che riesce a contenere al proprio interno:
1. Beatrice Lorenzin, ex berlusconiana, ex alfaniana, contraria a matrimonio e adozioni per le coppie dello stesso sesso, contraria a a bandi specifici per medici non obiettori di coscienza circa l’aborto e alla presenza della pillola abortiva presso i consultori. Nonché favorevole a rendere la gestazione per altri (il cosiddetto utero in affitto) un reato universale e autrice di spaventose campagne pubblicitarie per il «Fertility Day».
2. Laura Boldrini, che da presidente della Camera nella scorsa legislatura è diventata emblema della sinistra più liberal. La Boldrini negli anni ha detto: «Nella Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, è importante riaffermare la necessità di un impegno culturale, ma anche di efficaci deterrenti. La legge che introduce nell’ordinamento il reato specifico può aiutare il nostro Paese a prendere atto dei cambiamenti già avvenuti nella società» (17/5/16). Sulle nozze gay: «È tempo che l’Italia abbia una legge» (23/5/15).
Come se non bastasse, nell’agosto scorso Laura Boldrini è stata premiata da Arcigay Salerno per l’impegno nel campo dei diritti, anche quelli civili, in occasione del Salerno Pride.
Come possano conciliarsi queste due persone in un partito che fa dei diritti civili la sua bandiera? Mistero. Laura Boldrini è entrata per seconda, quindi avrebbe dovuto sapere che si sarebbe trovata la Lorenzin come compagna di partito.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia