Il ritorno sulla Luna fa gola a chi cerca gli extraterrestri
Un radiotelescopio sulla faccia nascosta della Luna potrebbe dare una svolta alla ricerca di segnali provenienti da civiltà extraterrestri. Tra i tanti fautori di un possibile ritorno sulla Luna c’è anche un gruppo di scienziati solitamente interessato a corpi celesti più lontani: gli esperti del SETI (Search for extraterrestial intelligence), che intendono usare il nostro satellite come base di ricerca per captare segnali da parte di civiltà aliene avanzate. Al centro dell’attenzione c’è in particolare l’installazione di un radiotelescopio sulla faccia lontana della Luna, un progetto ancora in fase di studio da parte della NASA.
Il silenzio-radio sul lato nascosto della Luna, un’oasi di pace non raggiunta dalla interferenze di origine terrestre, potrebbe rivelarsi provvidenziale per rimettersi in ascolto di eventuali tentativi di comunicazione extraterrestre, come si legge in un articolo firmato dal SETI Institute, dall’Institute of space sicences and astronomy dell’Università di Malta e dalle Breackthrough Initiatives. «Se arriva un messaggio alieno: lo trattiamo come spam?».
Un radioscopio sulla faccia nascosta della Luna sarebbe schermato dalle interferenze radio provenienti da fonti terrestri, un tipo di disturbo che altri campi della radioastronomia riescono a ignorare ma che ostacola invece il lavoro del SETI, per la possibile, ipotetica somiglianza spettrale tra le frequenze radio che emettiamo comunicando e quelle che potrebbero emettere civiltà aliene intente a lanciare un messaggio. Questa corrispondenza di segnali rende l’abbondanza di interferenze radio attorno alla Terra un elemento di disturbo non da poco: il SETI ha sviluppato metodi per farvi fronte, ma spostare le osservazioni alla Luna permetterebbe di sbarazzarsene quasi del tutto.
L’urgenza di trasferire le osservazioni radio in una riserva libera dall’intrusione dell’uomo è resa ancora più concreta dal crescente disturbo recato ai telescopi ottici dai satelliti per le comunicazioni che affollano l’orbita terrestre. Oltre a risolvere il problema dell’interferenza ottica, un ritorno sulla Luna permetterebbe di lavorare nel luogo di massima quiete radio del Sistema Solare, e anche di analizzare le frequenza radio molto basse solitamente bloccate dalla ionosfera (una fascia dell’atmosfera terrestre).
Una piccola porzione di disturbo radio sarebbe presente anche sul lato lontano della Luna, ma di questa interferenze, provenienti da rover ed orbiter lunari, potremmo facilemente liberarci installando il radiotelescopio in questione all’interno di un cratere lunare. I vari progetti presentati finora, come quello del LCRT (lunar crater radio telescope) della NASA, hanno individuato diverse cavità (i crateri Saha, Tsiolkovisky, Malapert, Daedalus) le cui pareti potrebbero schermare ogni possibile rumore di fondo. Ma far allunare lo strumento presenterebbe il rischio concreto di uno schianto, come di recente accaduto alla sonda istraeliana Beresheet.
Un radiotelescopio sul suolo lunare dovrebbe anche essere munito di potenti batterie per affrontare i 14 giorni di notte lunare, e poter contare su un ponte per le comunicazioni, perchè la faccia nascosta della Luna non è mai vista dalla Terra. Il rover cinese della missione Chang’e-4, attualmente sul lato lontano della Luna, si appoggiai infatti all’orbiter lunare Queqiao. Un radiotelescopio orbitante sarebbe più facile ed economico da lanciare e potrebbe supportare un’antenna più grande (grazie all’assenza di peso), ma dovrebbe rinunciare a parte della quiete assoluta che solo il lato lontano presenta, e in più, le caratteristiche del campo gravitazionale lunare rendono la maggior parte delle orbite lunari instabili. Insomma, prima di fare della Luna il nostro avamposto per la ricerca di vita aliena rimane parecchio lavoro da fare!