Il saluto di Nausicaa alla Voce
Quando ho conosciuto La Voce Che Stecca scrivere per me era un gioco. Ogni tanto qualche pensiero annotato di sfuggita su foglietti volanti o sulle pagine di vecchi taccuini. Messi in angolo e mai più ritrovati. Non erano perle di saggezza, ma a posteriori forse avrebbero dato da riflettere.
La mia (mini) esperienza di divulgazione è nata con il WWF e lì continua, tra esperienze didattiche per bambini o brevi conferenze nei musei. Ma tutti sappiamo che le parole sono effimere e anche la presentazione più bella una volta conclusa è persa. Video e registrazioni non rendono il primo impatto. La voce è distorta, la luce è diversa e l’interattività non è più possibile. Per questo usiamo la scrittura. Perché ogni volta che leggiamo un passo o una scena non è mai ripetitivo. Cambia il tono di voce che usiamo per recitarlo, cambia il luogo, le immagini che evoca. Lo facciamo nostro e scopriamo cose nuove.
Così l’offerta di scrivere sembrava perfetta per mettersi in gioco sul serio, concepire un testo, un discorso fissato per gli argomenti che prima usavo solo come aneddoti per movimentare le conversazioni. Sono brava a improvvisare, fissare invece è un dramma: ciò che è scritto rimane e non è più perfezionabile. Un conflitto per chi vuole sempre innovare. Ma ci ho provato. Ho tediato o incuriosito per due anni sui temi dell’ecologia e dell’ecologia, della genetica e delle teorie psicologiche del mondo animale. Brevi, per evitare di divagare come è mia abitudine.
Sono temi che molti sentono distanti ma la verità è che non è la natura ad essere parte di noi ma noi di essa… Una canzone di successo estiva diceva ‘siamo sotto lo stesso sole’, ed è un verso che non va sottovalutato. Ma non parlo di persone: parlo di tutto, ogni essere vivente. Sono discorsi da idealisti ma anche la base di partenza: la vita è reale. La società è vera solo per noi. L’economia è reale per noi. Le forme di governo sono reali per noi. Ma i cataclismi lo sono per tutti. Le malattie. I fulmini. L’aurora boreale e l’eclissi.
Visto? Stavo già cambiando discorso.
Il saluto che vorrei fare sarebbe troppo ricco di spunti. Cose che avrei potuto approfondire o no, ma che richiedono supporti diversi da questo. Ho acquisito pian piano sicurezza grazie anche ai due direttori che si sono succeduti negli ultimi due anni, così come leggendo lavori di altri collaboratori. Alcuni li ho introdotti nel club io stessa, altri li ho conosciuti poco prima che andassero via e altri forse non li conoscerò mai di persona. Ma potrò leggere i loro pensieri e imparare ancora.
Non avevo obiettivi nello scrivere per un blog se non incuriosire, oltre a un po’ di soddisfazione personale che è inutile negare. La scelta del compagno nei leoni non è l’ultimo gossip dei reality, ma è più attendibile. Walking Dead è più movimentato delle formiche zombie, ma è solo simulato. Scusate l’autocitazione, ma volevo chiudere il cerchio.
C’è ancora tanto là fuori. Specie da scoprire, misteri da svelare. Non serve inventarne. E infine… C’è pregiudizio verso chi studia scienze. Forse camice e occhiali protettivi, combibati con il pallore dopo ore passate al microscopio in stanze senza luce ricordano lo stereotipo del disadattato. Eppure credo che siano loro gli unici davvero in contatto con il mondo reale.
Non pensate di non avere la testa adatta. Ogni teoria o scoperta attraversa tre fasi: impossibile, plausibile ma di rilevanza marginale… E geniale. Lasciate stare i premi, arriveranno sempre tardi. Divertitevi.
Nausicaa
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.