Il secondo Trump VS Biden: meno baraonda, ma sempre tanti slogan
Nel giovedì sera americano si è tenuto l’ultimo scontro tra Trump e Biden, prima del giorno ufficiale delle elezioni fissato fra otto giorni. Dal primo dibattito, molto confusionario e rissoso, con momenti alquanto imbarazzanti, è successo molto: il ricovero di Trump, un secondo confronto a distanza, l’entrata ufficiale di Obama ai comizi e il capo dei senatori repubblicani che scarica il suo Presidente, oltre alle inchieste incrociate sul patrimonio di Trump e sul figlio di Biden.
«Lei è il Presidente, non lo zio pazzo che ritwitta tutto quello che capita»: è questa la frase rivolta a Trump dalla giornalista della Msnbc, parlando dei presunti complotti che riguardano Biden e rilanciati dal tycoon. Frase ripresa poi da Obama, qualche giorno dopo, al suo primo comizio ufficiale. Con queste premesse ci si attendeva un ultimo dibattito scintillante, tanto da indurre lo staff dell’emittente ABC a mutare i microfoni per buona parte della sfida: questo per evitare la replica del primo, giudicato il peggior dibattito della storia da molti giornali americani. La strategia adottata ha funzionato, ci sono state meno sovrapposizioni e l’intervistatrice ha tenuto più sul punto i due sfidanti, evitando che la situazione degenerasse in un botta e risposta continuo e povero di contenuti.
Slogan che, comunque, sono stati colonna portante della discussione, a partire dal tema Covid: le accuse reciproche sono di aver nascosto la reale situazione agli americani (cosa che Trump ha fatto, secondo Biden) e di aver sostenuto che non bisognava chiudere i voli dalla Cina (accusa di Trump all’avversario). Anche sui rapporti con l’estero ci son state scaramucce piuttosto banali, con l’attuale Presidente che ha accusato Biden di aver preso soldi dalla Russia e dalla Cina, mentre l’ex Vice di Obama gli imputa di essere un burattino nelle mani della Russia per la distruzione della Nato. Per quanto riguarda l’ambiente, Trump afferma che il rispetto dell’accordo di Parigi non è sostenibile economicamente e che l’eolico uccide gli uccelli, mentre Biden lo accusa di credere che «il vento porta il cancro». Per larghe parti della trasmissione, quindi, il dibattito ha rasentato lo zero per quanto riguarda il contenuto politico.
Per il resto, Trump punta sempre con decisione il passato di Biden, dall’attacco che fece alla popolazione nera nel lontano 1984 fino ai fatti più recenti, respingendo le accuse di razzismo. Sono stati i Dem, infatti, a costruire parte del muro col Messico già esistente, oltre a posizionare le «gabbie» che poi Trump ha usato per rinchiudere i bambini, separandoli dai genitori dopo l’arrivo clandestino dal Messico. La questione nordcoreana è stato un altro terreno di scontro: Trump imputa al duo Obama-Biden le tensioni tra i due stati, che lui rivendica di aver affievolito. Biden invece gli imputa di muoversi con navi militari in quelle acque, segno della consapevolezza della pericolosità rappresentata tutt’ora dal leader nordkoreano. Sull’aiuto alle fasce più deboli e sulla sanità, Trump imputa allo sfidante di fare promesse vuote, visto che ha avuto 47 anni in politica per portare avanti quei temi e, a parer suo, poteva affrontare prima il tema.
La sostenibilità ambientale rimane terreno indiscusso dei Dem: se il difetto che Trump imputa alle pale eoliche è che uccidono troppi uccelli, poi risulta difficile sostenere che la conversione delle raffinerie, le quali inquinano moltissimo lasciando una scia di tumori nel luogo dove sono insediate (principalmente tra afroamericani e ispanici), sia poco sostenibile dal punto di vista economico. Un altro campo in cui sembra aver prevalso Biden è la sanità, in cui «Sleepy Joe» ha respinto categoricamente l’accusa di volerla rendere simile a quella di un paese socialista (proposta più affine al programma di Sanders). Afferma di voler ampliare gli aiuti ai bisognosi con la proposta dell’«opzione pubblica», attivabile su richiesta e non obbligatoria: in questo modo le imprese di assicurazioni sanitarie, che sono tra i suoi finanziatori, non verrebbero danneggiate.
L’impressione è che fra Trump che si erge a paladino dell’economia, dicendo che Biden alzerebbe le tasse per realizzare i suoi piani in ambito sociale e ambientale, e Biden che a sua volta si eleva a difensore delle fasce deboli e per rinforzare il pubblico (istruzione, sicurezza, vigili del fuoco per gli ultimi incendi), la differenza per il risultato finale possa essere data dalla gestione sanitaria del virus: su questo, il democratico è in netto vantaggio.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.