Il territorio che i talebani non hanno conquistato
La tensione a Kabul, negli ultimi giorni, sta raggiungendo livelli mai visti prima. Biden non cede alle pressioni degli altri paesi occidentali, che chiedevano un prolungamento delle operazioni di evacuazione (soprattutto con l’asse Draghi-Johnson), confermando invece il ritiro entro il 31 agosto. In questo momento il futuro dell’Afghanistan è molto incerto: i talebani hanno conquistato una gradissima parte del territorio, ma non tutto. C’è una regione, a nord di Kabul, che rimane saldamente nelle mani di quella chiamata «Alleanza del Nord», che ha come obiettivi principali la pace, la libertà di parola e i diritti per le donne.
Questa zona molto impervia, che si trova a cavallo tra le regioni Panjshir e Takhar, è sempre stata complicata da invadere per chiunque, tanto che neanche i russi, nei movimenti geopolitici degli anni ’90, erano mai riusciti a penetrare. A capo dell’Alleanza c’è Ahmad Massoud, figlio del generale Ahmad Shah Massoud, il quale fu a sua volta capo dell’Alleanza che già combatteva, a suo tempo, contro i talebani. Suo padre, che venne ucciso da due terroristi tunisini in un’attentato il 9 settembre 2001 (per coincidenza, due giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle), veniva chiamato Leone del Panjshir e venne addirittura candidato al Nobel per la Pace per la sua opera di pace.
In un’intervista rilasciata a France24, lo scorso marzo, Ahmad Massoud ha dichiarato che l’accordo tra Usa e Talebani è stato un errore, aggravato dal fatto che il governo afghano, secondo lui, non ha praticamente avuto voce in capitolo. A suo giudizio, infatti, la bilancia delle negoziazioni e la divisione del potere in Afghanistan avevano subito un duro colpo, difficilmente rimediabile.
Massoud, fin da marzo, riteneva la proposta di andare ad elezioni poco praticabile: il Paese non era pronto, né per la trasparenza delle operazioni né per la sicurezza che va garantita ai seggi. Si dichiarava, invece, favorevole ad un Governo di transizione, ma puntualizzava che bisognasse scegliere con estrema attenzione a chi affidare il traghettamento, anche ascoltando i partner europei della NATO, che per l’Afghanistan sono molto importanti. C’è da prendere atto che questa opzione non è stata minimamente presa in considerazione dall’amministrazione di Joe Biden, che sta portando a termine, con modalità molto discutibili, l’accordo firmato da Trump.
La promessa di pace in passato, secondo Massoud, è stata usata da tutti esclusivamente per produrre armi di guerra. L’Alleanza del Nord, pur avendo come obiettivo il dialogo e la pace, non vuole perdere i suoi valori ed è pronta a tutto per difenderli: per questo si era preparata ad entrambi gli scenari, che prevedevano una linea più dialogante o una resistenza estrema. Probabilmente le aspettative di marzo, con tutto il Paese pronto a una ribellione nei confronti dei talebani qualora fossero tornati al potere, sono state deluse, vista la facilità di avanzamento di questi ultimi fino alla Capitale.
Ora, guardando gli ultimi sviluppi, i membri dell’Alleanza sono completamente circondati dai talebani: non si sa quanto siano in grado di resistere, né se subiranno ritorsioni nel caso venisse conquistato anche l’ultimo pezzo di terra rimasto. La certezza è che continueranno a sostenere la fine delle violenze e a difendere i loro valori con ogni metodo necessario, come hanno sempre fatto.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.