Il Tritan salverà il pianeta dalla plastica?
Da molti anni il pianeta chiede una mano e dopo lo sciopero organizzato da Greta Thunberg forse il mondo ha potuto mettere a fuoco il grande problema climatico che lo sta investendo. I pesci e le acque sono inquinati da un materiale che giorno dopo giorno sta devastando il nostro pianeta forse più di tutti gli altri fattori: la plastica.
L’enormità della situazione è talmente evidente che basta poco per scorgerla se si pensa al Pacific Trash Vortex, ovvero alla immensa isola di plastica situata nel pacifico formata da circa 3 milioni di tonnellate di plastica. Questo problema si può notare soprattutto d’estate, quando vediamo il bagnasciuga del mare pieno di bottiglie e sacchetti di plastica, un materiale che noi consideriamo innocuo, ma che può permanere per anni e anni, non deteriorandosi mai del tutto e inquinando il mondo acquatico.
Una soluzione a questo guaio potrebbe arrivare da un polimero particolare che sostituirebbe la plastica: il Tritan.
Questo materiale ecologico risulta essere riciclabile e privo di sostanze dannose come la presenza di bisfenolo, detto anche più precisamente 4-idrossifenil propano, un composto organico fondamentale per la produzione dei materiali plastici, imputato di essere nocivo per la salute dell’uomo e per la sua fertilità sin dagli anni ’30.
L’idea innovativa è nata nel 2007 dalla Eastman Chemical, che è riuscita a creare un connubio tra proprietà fisiche e chimiche con le proprietà termiche, ideando un prodotto persino meno complesso da realizzare durante lo stampaggio.
Tuttavia, siamo sicuri che questo materiale sia la soluzione? Questo polimero è sicuramente un passo se non risolutivo, decisamente innovativo, giacché non risulta dai test che possa inquinare l’acqua né rilasciare nessuna sostanza chimica.
Esso pare dunque essere sicuro, resistente agli urti, ecologico e funzionale. La vera domanda perciò è: se vogliamo davvero salvare l’ambiente, perché non cambiamo il mondo cercando di incentivare le soluzioni innovative che potrebbero salvarlo?
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.