In arrivo la pianta-robot che cresce come se fosse vera
Quando si pensa alla definizione di robot si immagina sempre di avere di fronte un androide umano, simile a noi e si pensa a finali apocalittici.
In questo caso, invece, l’idea non è quella di replicare le fattezze dell’uomo, oppure di ricreare qualche tipo di animale, bensì vi è un nuovo progetto che spera di riprodurre dei robot che siano uguali alle piante.
Infatti il nuovo progetto che punta a cambiare il mondo prende il nome di Growbot, e assieme alla collaborazione del Centro di Micro-Biorobotica dell’IIT di Pontedera di Pisa, ha dato vita ad un gruppo di ricercatori che sono riusciti a portare a termine un vero e proprio robot, chiamato Plantoid, che è in grado di crescere e muoversi come una pianta.
La realizzazione del progetto non è stata semplice, come ha affermato anche la coordinatrice Barbara Mazzolai, giacché nei primi due casi il team aveva portato a casa ben due fallimenti, e questi risultati di certo non hanno aiutato a convincere gli investitori a credere nell’idea finale.
Fortunatamente i due milioni che il centro è riuscito ad ottenere tra il 2012 e il 2015 ha sono risultati sufficienti per poter creare il primo pianta-robot al mondo.
Il robot ha una struttura molto complessa e le sue radici sono in grado di crescere nel sottosuolo al fine di poter cercare così i nutrienti necessari, proprio come un vero vegetale. Inoltre, questi automi crescono dal basso, partendo dal sottosuolo, riuscendo ad utilizzare lo stesso trucco che usano gli arbusti per poter germogliare risparmiando energia.
Ma come funziona questa nuova pianta?
Nell’estremità si trovano i sensori del robot che analizzano le proprietà chimiche e fisiche circostanti, riuscendo a rilevare anche l’umidità e la temperatura. La pianta riesce a «crescere» grazie ad una stampante 3D incorporata che sviluppa l’automa nel suolo man mano che questa si evolve: la radice è formata da una matassa di filo a base di acido polilattico che si allunga quando è necessario.
Ovviamente la pianta decide in che direzione «crescere» in base alle informazioni date dai sensori.
A questo punto una domanda sorge spontanea: a cosa serve costruire una pianta-robot?
L’obiettivo è quello di usare le abilità di questi automi per riuscire a cercare dei possibili superstiti sotto le macerie, per aumentare i sensori presenti nelle grandi infrastrutture o per riuscire a rinforzare una struttura edilizia.
Inoltre queste piante speciali potrebbero essere usate più semplicemente anche solo per analizzare il terreno e verificare il suo stato di inquinamento o di nutrizione.
Tuttavia l’utilizzo più avveniristico è senz’altro quello relativo allo studio dello spazio: infatti, un robot di questo tipo potrebbe contribuire ad analizzare il suolo di altri pianeti oltre alla terra.
Ecco dunque spiegato come, ancora una volta, solamente delle piante, potrebbero rivelarsi così utili nell’analisi del mondo, persino oltre lo spazio.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.